Delitto di Garlasco, l’ultima carta dei giudici: caccia al dna sotto le unghie di Chiara

L’attenzione è concentrata su due unghie della vittima. Nuovi e più approfonditi esami dovranno dire se quei due minuscoli reperti hanno «imprigionato» un dna. È uno dei punti attorno a cui ruotano interesse e attesa, prima che il 22 settembre, i periti consegnino le loro relazioni alla prima Corte d’Assise d’appello di Milano di Gabriele Moroni

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Garlasco (Pavia), 3 settembre 2014 - L’attenzione è concentrata su due unghie della vittima. Nuovi e più approfonditi esami dovranno dire se quei due minuscoli reperti hanno «imprigionato» un dna. È uno dei punti attorno a cui ruotano interesse e attesa, prima che il 22 settembre, i periti consegnino le loro relazioni alla prima Corte d’Assise d’appello di Milano. L’8 ottobre riprenderà il processo per la morte di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto del 2007 nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco. Unico e «storico» imputato Alberto Stasi, all’epoca studente alla Bocconi e fidanzato di Chiara. Senza esito, per quanto si sa, le prove per ricavare il dna mitocondriale del bulbo e del fusto di un corto capello castano trovato nel plamo sinistro della ragazza. Il reperto si è rivelato troppo esiguo. Nell’ordinanza con cui erano usciti, lo scorso 30 aprile, i giudici milanesi avevano disposto anche l’esame dei margini ungueali della stessa mano. E due sono rimasti sotto osservazione dei periti che li stanno studiando con particolare attenzione. 

Era stato disposto anche che venisse rifatto il percorso compiuto da Alberto Stasi, senza che il sangue sporcasse le suole delle sue scarpe, nel soggiorno dell’abitazione della fidanzata fino alla porta e ai primi due gradini della scala della cantina dove aveva scorto il corpo di Chiara. Nella stessa udienza di aprile era stato ordinato (e subito eseguito) il sequestro della bicicletta nera da donna della famiglia Stasi. Tempo fa l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che rappresenta la famiglia di Chiara, ha depositato una memoria per sostenere che i pedali della bicicletta da donna della famiglia Stasi erano stati scambiati con quelli della bicicletta da uomo marca «Umberto Dei» di Alberto. Su questi ultimi erano state trovate tracce biologiche della vittima. Si inserisce qui la vicenda giudiziaria del maresciallo Francesco Marchetto, all’epoca comandanate della stazione di Garlasco. Il sottufficiale aveva dichiarato che la bicicletta della famiglia Stasi era diversa da quella vista dalla vicina Franca Bermani, la mattina del delitto, davanti alla casa dei Poggi e che quindi non poteva trattarsi dello stesso biciclo. Marchetto era stato denunciato dai genitori di Chiara Poggi. Il pm di Pavia Mario Andrigo aveva chiesto che la denuncia venisse archiviata. Il gip Carlo Pasta ha disposto invece per Marchetto l’imputazione coatta per falsa testimonianza.

gabriele.moroni@ilgiorno.net