Le opere per l'Expo

Sul piano dialettico l’amico Philippe Daverio ha frainteso la mia ‘rivelazione’ sulla Venere di Botticelli. Rispondevo al veto insensato di Cremona al prestito di un’opera di Arcimboldo, del tutto inutile, alla Expo di Milano, se non per sottolineare il valore delle opere della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona di Vittorio Sgarbi

Milano, 26 agosto 2014 - Sul piano dialettico l’amico Philippe Daverio ha frainteso la mia ‘rivelazione’ sulla Venere di Botticelli. Rispondevo al veto insensato di Cremona al prestito di un’opera di Arcimboldo, del tutto inutile, alla Expo di Milano, se non per sottolineare il valore delle opere della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona.

Così ho riferito il desiderio, per Torino, non per Milano, degli amministratori di Venaria Reale di poter ottenere il Botticelli per stare in gara con Milano attraverso un’opera di valore universale e attrazione potentissima. Oggi Fabrizio Del Noce conferma la richiesta con la stima plausibile di 300mila visitatori (assai improbabili a Cremona per l’Arcimboldo) a un biglietto medio di 8 euro per un totale di 2.400.000 euro: un terzo per le spese organizzative, un terzo per Venaria, un terzo per gli Uffizi. Cioè 800mila euro. Desidero perciò puntualizzare che non ho interesse diretto come ambasciatore dell’Expo a ottenere in prestito la Venere di Botticelli. Non l’ho chiesta e non la sogno. Condivido la posizione del ministro Franceschini, anche se sono meno fiducioso di lui sull’atletismo culturale dei visitatori. Sono bensì persuaso che tra i beneficiari dell’Expo di Milano, ci sia Torino, con la potente sede di Venaria Reale. Perciò, molto prima di avere l’incarico di ambasciatore delle Belle Arti in Lombardia, ho accolto la proposta di Fabrizio Del Noce e Alberto Vanelli, presidente e direttore di Venaria, di chiedere la Venere per il periodo dell’Expo.

Mi sono reso disponibile a negoziare informalmente il prestito con il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, che ha probabilmente dimenticato quell’offerta. Questa è la storia. Ora, mentre escludo il mio coinvolgimento diretto, registro l’intelligente intervento della soprintendente Cristina Acidini, la quale valuta laicamente la legittimità di entrambe le posizioni e rimanda la decisione al ministro. È il mio pensiero. D’altra parte, ben ricorderà Daverio, dagli Uffizi inviammo l’Annunciazione di Leonardo a Tokyo, e non in cambio di contributi economici rilevanti. Forse gratis. Vogliamo dunque negarla, a caro prezzo, a Torino, per l’Expo Universale? Vogliamo contribuire a farci del male, mentre ci lamentiamo di non saper far rendere il nostro patrimonio artistico? E perché Botticelli, amatissimo, dovrebbe essere meno trasferibile di tanti capolavori di musei italiani che girano il mondo? Il dittico di Antonello andò qualche mese fa a Rovereto, e nessun Daverio protestò. Perché Botticelli non può andare a Torino?