Omicidio di Pordenone, arma nel lago: braccato il killer che ha ucciso i fidanzati

La svolta da un super testimone. Nei video un'auto sospetta. La famiglia di Teresa torna a sperare: 2Adesso ci sentiamo un po' più forti" di Gabriele Gabbini

I genitori  mostrano  una foto di Teresa Costanza Hanno saputo del passo avanti  nelle indagini Non riescono a trovare una spiegazione al delitto

I genitori mostrano una foto di Teresa Costanza Hanno saputo del passo avanti nelle indagini Non riescono a trovare una spiegazione al delitto

Lodi, 20 settembre 2015 - «Ci sentiamo un po’ più forti, ora. E questo è già tantissimo». Rosario e Carmelina Costanza, dal loro salotto di Zelo Buon Persico, in provincia di Lodi, non sono abituati alle luci della ribalta. Sono persone semplici e genuine, che però, di fronte all’omicidio della figlia Teresa e del suo fidanzato Trifone, hanno deciso di raccontare la loro sofferenza, per sensibilizzare l’Italia, gli inquirenti, e soprattutto eventuali testimoni, a farsi avanti. A sei mesi dal terribile omicidio di Pordenone, che ha visto due ragazzi falciati in un attimo nel parcheggio di una palestra dalla canna di una calibro 7.65, finalmente si vedono i primi frutti delle indagini degli inquirenti.

Dal fondale di un laghetto del parco di San Valentino infatti, polmone verde a nemmeno 500 metri dal luogo del delitto, i sommozzatori di Genova hanno trovato quello che sembrerebbe essere proprio il caricatore di quella maledetta pistola. E, sembra, stando alle indiscrezioni filtrate dai carabinieri, che le indicazioni su dove cercare siano arrivate proprio da un testimone. «Sappiamo che si tratta solo di un primo passo – spiegano Rosario e Carmelina –, ma il fatto che qualcuno possa davvero essersi fatto avanti ci fa molto piacere. Sapevamo, lo abbiamo sempre detto, che era impossibile che nessuno avesse visto o sentito niente. Siamo andati diverse volte davanti a quella palestra, abbiamo chiesto, parlato con diversi residenti, fatto domande. Non abbiamo mai ottenuto risposte precise, ma ci siamo fatti vedere, distribuendo anche volantini, e questo magari ha dato una mano. L’importante però – ammette papà Rosario con un filo di voce – è che ora le indagini stiano andando avanti».

Nel riserbo degli inquirenti poi, tra le tante piste che sono state battute, si parla anche di un’auto che sarebbe stata ripresa da una telecamera poco prima dell’omicidio e subito dopo, forse addirittura con a bordo un collega militare di Trifone: «Noi però di questo non sappiamo nulla – chiarisce l’uomo –. Con i carabinieri e il procuratore tentiamo di avere rapporti il più costanti possibile, ma sempre cercando di non disturbare il loro lavoro. Non ci raccontano tutto, anche se per quanto ne sappiamo le telecamere che davano sul parcheggio erano tutte spente, e una quarta invece, ci hanno riferito alcuni residenti, potrebbe essere stata manomessa manualmente. Per il momento però si tratta solo di voci». Di sicuro allora c’è solo il ritrovamento di parte di una pistola, il caricatore, che potrebbe combaciare proprio con quella usata dall’assassino: «Ci fidiamo degli investigatori – aggiunge Carmelina, la mamma di Teresa – e speriamo che da questo primo passo se ne possano muovere molti altri. Noi ci crediamo, e ora abbiamo un motivo in più, e un po’ più di forza, per affidarci completamente al lavoro degli inquirenti». Intanto per la prossima settimana è attesa la data del colloquio con carabinieri e procuratore cui dovrebbero recarsi entrambe le famiglie, quella dei Costanza e quella dei Ragone: «Restiamo in attesa – continua la donna, ma nel suo sguardo brilla una luce diversa –. Intanto attendiamo, fiduciosi». 

di Gabriele Gabbini