Omicidio di Pordenone, la pista del cellulare. Il killer braccato dalla tecnologia

Messa in campo una tecnologia già utilizzata nel caso del delitto di Melania Rea: caccia al segnale del telefonino del killer sul luogo del delitto di Bruno Ruggiero

Le vittime, Teresa Costanza e Trifone Ragone

Le vittime, Teresa Costanza e Trifone Ragone

Pordenone, 5 agosto 2015 - Un'auto si aggira da due giorni per le vie di Pordenone con un’apparecchiatura montata sul cofano, nome in codice ‘Sky hunter’, un software che identifica con precisione le tracce lasciate dai cellulari. È la nuova carta ad effetto giocata dalle parti civili nell’inchiesta sull’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi a colpi di pistola la sera del 17 marzo scorso, appena saliti sulla loro macchina nel parcheggio del Palasport. Un delitto ancora senza un colpevole, un giallo sul quale gli inquirenti stanno lavorando senza sosta da quasi sei mesi anche se i risultati, per il momento, non sembrano aver imboccato una pista precisa. Ora, dopo tante ipotesi esplorate, i familiari dei due giovani assassinati in Friuli (29 anni lui, 30 lei) si sono rivolti allo staff tecnico della criminologa Roberta Bruzzone, che ha già utilizzato con successo lo ‘Sky hunter’ per risolvere altri ‘gialli’, il più noto dei quali è legato al nome di Melania Rea, la donna uccisa nel 2011 ad Ascoli Piceno: un delitto per cui è in carcere, condannato a 20 anni in appello, il marito Salvatore Parolisi.

Ricostruire passo dopo passo i movimenti del killer grazie alla tecnologia: questa la scommessa del consulente informatico di parte nell’indagine ‘parallela’ sull’esecuzione dei due fidanzati di Pordenone. Naturalmente a patto che quella sera l’assassino avesse il telefonino in tasca. L’apparecchio, infatti, lungo il percorso della sua ricognizione aggancia le celle della telefonia mobile e può determinare con esattezza la posizione di una persona munita di cellulare, attraverso il raffronto con i tabulati telefonici. L’altro ieri, poco dopo mezzogiorno, il tour è iniziato girando attorno al Palasport e poi seguendo il tragitto che da lì porta alla via in cui abitavano Teresa e Trifone. Il sopralluogo hi-tech è stato ripetuto una decina di volte e lo strumento ha agganciato 34 celle Telecom. In un secondo tempo saranno ‘mappate’ anche l’area della caserma di Cordenons, dove prestava servizio come caporal maggiore Ragone, e le possibili vie di fuga dello sparatore che ha scaricato la sua semiautomatica calibro 7,65 addosso alla coppia.

Lo scopo è verificare se le vittime fossero pedinate e se l’assassino avesse complici in attesa. Il risultato dell’accertamento sarà messo a disposizione della Procura: «Se avranno utenze di interesse, potranno subito fare le loro verifiche perché il nostro test indicherà correttamente gli spostamenti dei cellulari», hanno spiegato gli avvocati di parte civile, Daniele Fabrizi ed Serena Gasperini, dopo l’incontro con i magistrati che coordinano le indagini.

Per quanto riguarda gli investigatori, c’è da dire che sia i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone, sia i loro colleghi del Ros di Udine e quelli del Reparto crimini violenti di Roma in questi mesi hanno messo in campo le loro forze migliori e il top della tecnologia per trovare una traccia utile a individuare il movente del delitto. Finora senza esito. Si è scavato nella vita privata dei due giovani, nelle precedenti relazioni sentimentali dell’aitante carrista e dell’assicuratrice laureata alla Bocconi; è stata scandagliata la pista della vendetta per uno sgarro maturato tra frequentatori di palestre, buttafuori e bodyguard, magari con amicizie malavitose; senza trascurare eventuali retroscena della vita militare di Ragone, cioè di un ambiente da cui potrebbe essere uscito lo sconosciuto che si è mosso come un felino tra le auto nel parcheggio e poi ha sparato a ripetizione con mano sicura. Ma ora i familiari delle vittime suggeriscono di ripartire dall’ipotesi che un cellulare abbia tradito chi si è fatto accecare dal proprio odio.