Monza, 3 novembre 2011 - Addio al progetto di un parco giochi anche multimediale dedicato al motorsport, addio pure all’idea di realizzare un museo tradizionale dell’automobilismo sportivo portata avanti da Ambrogio Daelli, fra i progettisti a metà anni Cinquanta proprio delle Sopraelevate. Per il catino dell’alta velocità è previsto «un restauro conservativo ma non funzionale».

Paolo Guaitamacchi, presidente della Sias, la società dell’Aci Milano che gestisce l’Autodromo, così interpreta il futuro dello storico «anello». E tutti i progetti, compresi quelli più suggestivi, che negli anni si sono succeduti rimangono nel cassetto. «Stiamo raccogliendo diversi preventivi per capire che tipo di investimento dovremo affrontare - spiega Guaitamacchi -. Siamo nell’ordine di svariati milioni di euro, presumibilmente fra i 6 e i 9».

 

Una cifra che difficilmente il bilancio della Sias potrà essere in grado di sostenere. Per questo, «visto che stiamo parlando di un monumento di interesse nazionale sarebbe il caso che intervenisse anche qualche altro ente e - rilancia il presidente - credo si possa chiedere l’intervento del ministero ai Beni artistici e culturali». Del resto nel 2003 fu proprio il Soprintendente ai Beni artistici della Lombardia, Carla Di Francesco, a difendere l’«anello» dicendo che eliminarlo «sarebbe come cancellare di netto le modifiche subite nel corso degli anni da un palazzo realizzato nel Settecento».

 

«È difficile ipotizzare un utilizzo commerciale delle Sopraelevate perché siamo all’interno di un Parco e non credo si possano costruire strutture permanenti di copertura - chiarisce Guaitamacchi -. Comunque il restauro sì che lo faremo. Non ci sottraiamo agli impegni che ci siamo assunti in fase di sottoscrizione della convenzione di gestione dell’Autodromo col Comune di Monza». Nello specifico, la Sias si è impegnata «a provvedere al completo restauro delle curve sopraelevate» entro cinque anni dalla firma della convenzione, avvenuta il 21 dicembre del 2007. Quattro anni sono ormai trascorsi senza che nulla succedesse.

«Entro il 2012 rispetteremo la convenzione», anche perché altrimenti è prevista una penale di mille euro per ogni giorno di ritardo. Ma al di là dell’aspetto venale c’è anche una questione di affetto. Le sopraelevate sono un monumento di archeologia industriale oltre che un esempio - unico al mondo - di archeologia sportiva.

 

Un progetto portato avanti dagli ingegneri Antonio Beri e Aldo Di Renzo, e realizzato nel 1955 con lo scopo di creare un anello dove raggiungere velocità medie elevatissime. Tanto per fare un esempio: in quegli anni a Indianapolis si raggiungevano le 144 miglia orarie (230 km/h), mentre nell’anello monzese la media era di oltre 163 miglia orarie (261 km/h). Le due curve vennero disegnate con un raggio di circa 320 metri e una pendenza dell’80% (per consentire ai piloti una velocità di percorrenza intorno ai 300 km/h), e poi unite da due rettilinei di 875 metri. Tanto che qui ci corsero le 500 miglia stile Indianapolis e i Gran Premi fino al 1961, quindi le 1000 km e le 4 ore del Campionato Turismo.