Vimercate, 12 marzo 2012 - «I tempi sono maturi per l’introduzione nel nostro codice del reato di omicidio stradale. E’ un progetto che in commissione abbiamo subito appoggiato». Lo ha detto Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera parlando davanti a 300 studenti del centro scolastico omnicomprensivo di Vimercate. Sedute tra i ragazzi e le ragazze dell’istituto professionale Floriani c’erano le mamme e i parenti delle vittime della strada che ancora attendono giustizia.

L’incontro è crudo. A tratti commovente. La platea ammutolisce quando Croce Castiglia racconta, proiettando foto, la via crucis del figlio Matteo, morto l’anno scorso a novembre. Aveva 20 anni. La vita di questo ragazzo di Burago Molgora si è fermata una domenica di luglio 2010: un’auto è volata giù da una curva finendo sul tavolino del bar di Lecco dove erano seduti Matteo e la fidanzata. Lei si è salvata. Lui è stato 16 mesi in coma vegetativo. Poi è morto.

“Mamma Croce” ha unito il suo desiderio di giustizia a quello di altre 80 mamme italiane: «Per 16 mesi ho lottato per tenere in vita un figlio e ora mi batto insieme a tante meravigliose persone. I nostri ragazzi sono vittime innocenti. Chi li ha uccisi non farà neppure un giorno di prigione, mentre chi ruba un pezzo di pane al supermercato rischia da sei mesi a tre anni».

Da Fasano, in Puglia, è arrivata Katia Schiavone e da Messina Lucilla Barbasini. E altre mamme lombarde come Elisabetta Cipollone, Alfina Filetti, Antonella Colangelo, o Timea Locatelli, a cui un pirata della strada ha ucciso la madre. La giornalista Barbara Benedettelli, autrice del libro “Vittime per Sempre”, ha sottolineato l’importanza della sicurezza stradale e ricordato come la minima disattenzione, quando si guida un auto, possa provocare danni irreparabili. Le vittime non hanno scelto di esserlo. Lo sono a causa della scelta di qualcun altro. Meritano ascolto e giustizia». Gli avvocati Matteo Fumagalli e Paola Panzeri, legali della famiglia Castiglia, hanno spiegato le conseguenze legali e il mare di problemi che la famiglia della vittima deve affrontare. Una cosa promettono le “mamme-coraggio”: «Andremo avanti. Non ci fermeremo.

Vogliamo fare prevenzione ovunque possiamo, come possiamo e a nostre spese. Ogni vittima deve avere giustizia, la chiede, la vuole, la pretende. Ogni genitore vuole giustizia per il proprio figlio. E’ umano. I politici ci aiutino». Il 25 Aprile nella sala Nervi del Vaticano saranno ricevute in udienza privata del Papa: «Siamo già 250. Ma penso che superaremo i 400», dice mamma Croce.

di Antonio Caccamo