{{IMG_SX}} Agrate (Monza), 22 giugno 2010 - Gli operai della Carlo Colombo di Agrate restano sul tetto per il sesto giorno di fila, la decisione è arrivata dopo che hanno giudicato "inconsistente" la proposta dell’azienda al tavolo provinciale di istituire un team di tre persone per la loro ricollocazione. Da ieri sera in vetta è cominciata anche la riduzione dei pasti, anticamera dello sciopero della fame, annunciato nei giorni scorsi.

 

La Fiom Cgil ha chiesto che sia riportata in Brianza da Pizzighettone, dove è stata straferita in blocco, parte della produzione, "quella che serve all’azienda per rispettare l’accordo disatteso, e dia, come si era impegnata a fare, lavoro ai 38 operai con cui ha un debito", spiega Antonio Castagnoli. Le istituzioni hanno fatto pressioni sui dirigenti per accorciare i tempi, ma il risultato non è dietro l’angolo.

 

E la protesta rischia di andare avanti altri 15 giorni, un nuovo summit fra le parti verrà fissato solo a fine mese. L’incontro è cominciato alle 18.30, il presidente della Provincia Dario Allevi e il sindaco di Agrate Ezio Colombo hanno strappato a Confindustria l’impegno a trovare un posto alle tute blu dell’ex fonderia. Ma non basta. La notizia del nulla di fatto, è rimbalzata in via Sofocle come uno schiaffo.

 

"Non c’è niente di concreto, di fronte all’incertezza la battaglia continua”, spiega Salvatore Granese dal tetto. Gli otto si preparano a trascorrere un’altra notte lassù. "Non abbiamo alternative, per l’ennesima volta ci propongono di credergli sulla parola. Ci ritroviamo qui proprio perché gli abbiamo dato fiducia in passato". Una sentenza lapidaria comunicata al megafono da venti metri di altezza.

 

"Senza lavoro, non possiamo vivere. Né noi, né i nostri figli". Le tute blu sono ferme sulla loro posizione. "Non vogliamo passare per intransigenti, siamo arrivati a questo punto dopo aver preso parte a tutti le riunioni possibili, ed aver presidiato la sede legale di Milano, senza mai ottenere quel che volevamo: il rispetto degli accordi", spiega Marcelo Galati, delegato.

 

Un brutto colpo anche per le famiglie, che speravano di poter riabbracciare mariti e padri: "Siamo con loro, oggi più che mai", fanno sapere le mogli ai piedi della vetta. "Siamo costretti a proteste estreme, altrimenti torniamo ad essere invisibili, come siamo stati in passato", spiegano ancora i lavoratori. Sul caso Colombo è al lavoro la "diplomazia" politica brianzola.

 

Destra e sinistra si sono rimboccate le maniche in uno sforzo bipartisan, alla ricerca della quadra a tutti i livelli: Parlamento, Regione, Provincia, Comune. La delusione al presidio è innegabile, ma da queste parti è vietato scoraggiarsi: "Non possiamo fermarci proprio adesso". I cellulari squillano in continuazione, tanti i sostenitori degli operai che aspettavano la buona notizia che non è arrivata.