di Marinella Rossi

Milano, 8 aprile 2014 - Il luogo c’è. Ed è uno solo. A Milano (comunità o centro religioso?), dove Silvio Berlusconi dovrebbe impegnare in «servizi socialmente utili» i nove mesi effettivamente da scontare, rispetto all’anno residuo di pena. È stato indicato non dall’ex premier, ma dagli assistenti sociali dell’Uepe, acronimo dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna (emanazione del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che hanno incontrato Berlusconi, e dopo quell’occasione hanno stilato per sommi capi un programma per il condannato. Il quale, invece, pare abbia espresso il desiderio di scontare la pena definitiva per la frode fiscale Mediaset nella sua Arcore, vedendo gli assistenti sociali in quella villa San Martino indicata come domicilio (in alternativa alla residenza di Roma), e tornata impietosamente alla ribalta con i processi Ruby e le serate al bunga-bunga.

Certo ci sarà una villa ‘bonificata’ nella relazione che il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti ha ricevuto (e chiuso in cassaforte) dagli assistenti dell’Uepe, i quali invece indicano una via di recupero più abituale, prestando un lavoro utile alla collettività. Tre giorni dal d-day, quando il tribunale di sorveglianza si riunirà per decidere sull’affidamento ai servizi sociali richiesti dagli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini in ottobre. Giovedì 10, ore cinque del pomeriggio. Prima, a partire dalle nove del mattino, sfilerà una cinquantina di condannati meno eccellenti, che verranno esauriti entro le 16. L’udienza: alla presenza, non abituale, del capo del tribunale di sorveglianza, Pasquale Nobile de Santis, il giudice competente per la lettera B, Crosti, illustra la sua relazione sul fascicolo con le indicazioni date dall’Uepe. La parola va alla Procura generale, che con il sostituto Antonio Lamanna formula il parere, favorevole o contrario all’affidamento. In quest’ultimo caso, il pg può richiedere — come più congrua — la detenzione domiciliare, o, come ipotesi assai remota, il carcere. Eventualità da scartare e per le norme svuotacarceri (al di sotto dell’anno e mezzo di pena), e per l’età del condannato, e perché non ha altre pene, allo stato, passate in giudicato. La parola passa ai legali e, se presente, a Berlusconi. I giudici, affiancati da un docente di Diritto penitenziario alla Statale e una professoressa esperta in Criminologia, hanno cinque giorni per decidere. Dal momento in cui l’affidamento ai servizi diventa effettivo, il condannato (in caso di comportamento adeguato) usufruisce di uno sconto di 45 giorni ogni 6 mesi: nel caso dell’ex Cav, tre mesi in un anno.

di Marinella Rossi