Monza, 7 aprile 2014 - "La Lombarda Petroli non ha provocato, ma ha bloccato lo sversamento". Parola di Vincenzo Castagnoli, direttore della raffineria dismessa di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi dove nella notte del 22 febbraio 2010 vennero sversati nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili. Castagnoli è imputato di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) insieme ai responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue (mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi) ed è stato interrogato oggi alla ripresa del processo al Tribunale di Monza per lo scempio ambientale della marea nera che arrivò fino alla foce del Po nell'Adriatico, tanto che al processo sono parti civili 18 enti, dal Ministero dell'Ambiente, alle Regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, alla Provincia di Monza, ai Comuni di Monza e Villasanta, oltre a diverse associazioni ambientaliste.

"Sono stato io quella mattina a dare le prime indicazioni per bloccare lo sversamento - ha dichiarato Vincenzo Castagnoli - Ero appena arrivato alla Lombarda Petroli quando ho ricevuto la telefonata di un operaio che ha detto di correre perchè era successo un disastro. Nel piazzale ho visto il prodotto riversato e ho fatto quello che mi era stato insegnato per le emergenze nei corsi di formazione: togliere l'elettricità per scongiurare incendi, aggiungere acqua nei serbatoi per fare galleggiare i prodotti e contenere gli sversamenti". Il direttore della Lombarda Petroli ha prima pensato alla rottura di un serbatoio "ma quando mi è stato detto che i serbatoi erano stati aperti, abbiamo iniziato a chiuderli. Solo quando ha telefonato Brianzacque dicendo che lo sversamento era arrivato fino al depuratore, ho capito che bisognava bloccare i pozzi barriera per fare cessare il flusso. Quindi non c'entra niente la valvola che non funzionava bene perchè ormai non usciva più niente". L'imputato ha confermato che si è trattato di "un atto criminoso compiuto da qualcuno che sapeva dove mettere le mani, qualcuno che voleva la rovina della Lombarda Petroli e si è appoggiato ad un dipendente interno o ad un autista per eseguire lo sversamento".

Castagnoli ha fatto presente la stranezza che non è stato aperto "un serbatoio di olio combustibile dove era stato appena trasferito il prodotto e che sembrava vuoto perchè il galleggiante era rotto". Sul presunto movente trovato dalla pubblica accusa di nascondere le reali quantità di prodotti in vista della chiusura dell'impianto, il direttore ha dichiarato che "nei serbatoi restavano residui che non si riuscivano ad aspirare ma fiscalmente non me ne occupavo io. L'annotazione delle quantità di prodotto erano compito del responsabile del piazzale e del contabile". Alla prossima udienza sarà la volta degli interrogatori dei Tagliabue, mentre il custode è ancora irreperibile.

di Stefania Totaro