Monza, 24 febbraio 2014 - Sei milioni e quattrocentomila euro tra spese sostenute e da sostenere. E' il costo dello scempio ambientale della Lombarda Petroli, la ex raffineria di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di prodotti petroliferi da cui la notte del 22 febbraio del 2010 vennero sversati almeno 2400 tonnellate tra gasolio e oli combustibili che dal Lambro arrivarono fino al delta del Po. A tirare le somme dei danni causati dalla marea nera, alla ripresa del processo al Tribunale di Monza che vede imputati per disastro doloso e reati fiscali i titolari della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore dello stabilimento Vincenzo Castagnoli (mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi), è stata una funzionaria dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ente pubblico di supporto al Ministero dell'Ambiente, che si è costituito parte civile al processo.

"Secondo il piano di gestione del distretto idrografico del Po del 2010 - ha spiegato la funzionaria in aula - la situazione del Lambro era in lento trend di miglioramento e il buono stato del fiume era stato previsto per il 2027. Dopo lo sversamento circa 500 tonnellate di idrocarburi hanno raggiunto il Lambro e creato un'onda nera avvistata fino al mare causando un acuto inquinamento delle acque con un danno attuale e permanente del Lambro e una minaccia imminente per il Po e l'Adriatico. E' stato necessario un monitoraggio straordinario del costo di 450 mila euro a cui si aggiungono le spese per uomini e mezzi delle Pubbliche Amministrazioni durante la fase di emergenza pari a 303 mila euro, quelle dell'Agenzia interregionale per il Po pari a 700 mila euro, quelle di Ispra pari a 28 mila euro e 3 milioni di euro di spese sostenute dalle Regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto". A questi costi si aggiungono, per la funzionaria di Ispra, le spese da sostenere per quasi 2 milioni di euro per salvare il Lambro. "Ci sono due progetti dell'ente Parco della Valle del Lambro: uno per la formazione di meandri artificiali paralleli all'alveo del fiume per incentivare la fauna del costo d 706 mila euro e un altro per realizzare lampie per la raccolta degli inquinanti ancora presenti nel fiume, raccogliendoli senza spargerli ulteriormente nelle acque, del costo di 1 milione e 200 mila euro".

Dopo le testimonianze delle difese di parte civile (una ventina tra enti ambientali, l'Agenzia delle Entrate e delle Dogane, Regioni, Province e Comuni) si torna in aula il 7 aprile con l'interrogatorio degli imputati, tranne il custode che non si è mai presentato al processo e risulta irreperibile.

di Stefania Totaro