Cesano Maderno (Monza), 19 marzo 2014 - Costretto a chiudere i battenti dopo 35 anni di attività e a quattro anni dalla pensione. Franco Bonfanti è il protagonista di una vicenda complicata e amara: la sua l’azienda di autoservizi che ha gestito insieme ai fratelli pochi mesi fa è stata messa in liquidazione. Negli ultimi dieci anni ha combattuto a colpi di carte bollate e avvocati la sua battaglia per rimanere a galla, ma alla fine non ce l’ha fatta.

«Non ho mai avuto alcuna paura a denunciare le scorrettezze e i comportamenti irregolari tenuti da alcuni nostri concorrenti che poi ci battevano nell’assegnazione delle gare d’appalto, ho raccontato tutto a tutti quelli che potevano e forse dovevano intervenire, consegnando centinaia di documenti che provano le mie denunce. Sono passati anni ed è finita che ho dovuto chiudere la mia azienda perché mi sono reso conto che oggi è diventato praticamente impossibile continuare a lavorare nella legalità». Sono parole dure e cariche di sofferenza quelle di Bonfanti, ma pronunciate con assoluta consapevolezza, dopo anni di battaglie a tutti i livelli, per cercare di difendere il suo lavoro, la sua azienda, i suoi dipendenti.

Ma alla fine ha dovuto arrendersi, rinunciando al settore del trasporto scolastico che rappresentava una delle fonti principali di sostentamento dell’azienda. «Sono stato escluso da gare d’appalto bandite con criteri assurdi: io non partecipavo perché non avevo i requisiti, poi ho visto vincere aziende a cui mancavano quelle stesse caratteristiche. O, peggio ancora, io venivo escluso per il prezzo troppo alto e chi vinceva con un prezzo più basso poi non era in grado di rispettare le prescrizioni. Tutto questo accade continuamente in diversi Comuni sotto gli occhi di funzionari amministrativi che non controllano a dovere. Altro che gli imprenditori non denunciano. Forse dovrebbero cominciare anche gli amminsitratori locali a dare più ascolto alle imprese del territorio, soprattutto a quelle storiche. Non accetto che i politici si lavino le mani dicendo che sono questioni affidate ai tecnici».

Bonfanti è uno che non si è mai tirato indietro quando si è trattato di difendere la propria azienda, anche affrontando le battaglie più impegnative, tra ricorsi al Tar vinti, ricorsi persi, appelli al Consiglio di Stato, revoche, riaffidamenti. Una storia lunga e complessa che si è trascinata con esiti alterni per quasi 10 anni, fino a quando, appunto, alla fine dello scorso anno ha deciso di alzare bandiera bianca. «Io - prosegue Bonfanti - mi ritengo una persona onesta che fino quando ha potuto ha pagato tutto e tutti cercando di fare le cose rispettando sempre le regole, ma alla fine sono stato obbligato a chiudere una società esistente da 35 anni, perché mi hanno tolto anche l’aria che respiro. Io non ho cercato facili scorciatoie, non ho mai pensato di rivolgermi alla criminalità e di certo non me ne pento. Ma il 19 dicembre del 2013 ho messo in liquidazione la società Sab per non aumentare il debito esistente. Come beffa ho ricevuto in questi giorni dal Comune di Cesano anche una cartella di 138 euro da pagare come Tares per la rimessa da cui ho già staccato anche gas metano e corrente elettrica».

di Gabriele Bassani