Villasanta (Monza), 10 Febbraio 2014 - Altre presunte irregolarità nella gestione del deposito dopo il dissequestro e un funzionario dell'Agenzia delle Dogane addetto alle misurazioni che da testimone diventa indagato.
Sono le novità emerse ieri nella nuova udienza del processo al Tribunale di Monza per lo scempio ambientale alla Lombarda Petroli di Villasanta, dove nella notte del 22 febbraio del 2010 vennero sversati nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili. Imputati per disastro doloso e reati fiscali i titolari della ex raffineria di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di prodotti petroliferi, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore dello stabilimento Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi. Un processo destinato alla prescrizione dei reati (se non in primo grado, perlomeno in appello, ma senza annullare gli eventuali risarcimenti dei danni disposti dai giudici in caso di condanna alle 18 parti civili costituite, dal Ministero per l'Ambiente e l'Agenzia delle Entrate e delle Dogane a WWF, Legambiente Lombardia e Enel Greenpower, da Regione Lombardia ed Emilia Romagna a Provincia di Monza e Brianza, dal Comune di Piacenza a quello di Monza e Villasanta, fino a Parco Regionale Valle Lambro, Alsi e Brianzacque) ma che non smette di riservare sorprese. "Nei confronti della Lombarda Petroli sono in corso ancora due procedimenti su presunte irregolarità qualitative nella consegna di un prodotto in seguito ad una nuova verifica nell'impianto eseguita nel luglio del 2012 - ha dichiarato un funzionario dell'Agenzia delle Dogane sentito in aula come testimone - Dopo il dissequestro del deposito la gestione è tornata ai titolari per la restituzione dei prodotti custoditi conto terzi". Sotto accusa al processo circa 600 tonnellate di ammanchi di prodotti con tasse evase per circa 1 milione di euro che, secondo le pm Donata Costa e Emma Gambardella, sono stati coperti provocando lo sversamento in vista della chiusura della Lombarda Petroli alla fine del 2010. A controllare le misurazioni al deposito era un funzionario dell'Agenzia delle Dogane, che era stato indagato per corruzione e falso, ma la cui posizione è stata poi archiviata su richiesta della stessa Procura, mentre il procedimento disciplinare interno si è concluso con la decurtazione di due ore di stipendio. "I dati forniti dalla Lombarda Petroli a volte non corrispondevano ai miei - ha detto ai giudici, che hanno invitato il testimone a tornare con un avvocato - Li mandavo indietro e poi firmavo in buona fede. Anche i campioni da analizzare me li preparavano loro se io non facevo in tempo". 

di Stefania Totaro