Villasanta (Monza), 2 febbraio 2014 - Domani entra nel vivo il processo per uno scempio ambientale accaduto quattro anni fa. Era il 22 febbraio del 2010 quando dalla Lombarda Petroli di Villasanta, l’ex raffineria dismessa trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi, vennero sversate nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili. Il processo, iniziato il 25 marzo 2013, è stato rinviato varie volte per permettere le citazioni come responsabile civile della Lombarda Petroli da parte di tutte le parti civili, ammesse in 18, dal Ministero per l'Ambiente all'Agenzia delle Entrate, da WWF a Legambiente Lombardia, Regione Lombardia ed Emilia Romagna, Provincia di Monza, Comune di Monza e Villasanta, Parco Regionale Valle Lambro. Una lungaggine che porterà a sicura prescrizione dei reati, se non in primo grado perlomeno in appello, ma che quantomeno non rischia di annullare gli eventuali risarcimenti dei danni disposti dai giudici in caso di condanna.

Di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) sono imputati i responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore dello stabilimento di Villasanta Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi. Secondo la tesi delle pm monzesi Donata Costa e Emma Gambardella, lo scempio ambientale arrivato fino al mar Adriatico è stato appositamente causato per coprire gli ammanchi di oli minerali e la conseguente evasione delle tasse che sarebbero stati scoperti alla chiusura della ex raffineria. Contro l'accusa di avere 'taroccato' i livelli di oli minerali per evadere le tasse, però, i Tagliabue hanno presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Milano, che in primo grado ha dato ragione al Fisco, mentre in appello la sentenza è stata ribaltata e ora rischia di affondare il movente dell'evasione fiscale alla base del presunto disastro doloso.

di Stefania Totaro