Agrate Brianza, 24 gennaio 2014 - "Congratulations". Ma poi li licenziano. Solo qualche settimana fa i dirigenti della Micron con una email personale avevano ringraziato in inglese uno ad uno i 1000 e passa dipendenti italiani per i buoni risultati ottenuti. Peccato che ora 419 di loro rischiano di perdere il posto di lavoro. Martedì la multinazionale americana ha aperto la procedura di mobilità. Più di metà dei tagli, 223, riguardano le sedi di Agrate Brianza e Vimercate dove lavorano 476 persone.

Ieri i lavoratori hanno scioperato per otto ore. Hanno organizzato un sit in di protesta davanti all’azienda di via Olivetti contro i licenziamenti e per dire che quello che una volta era il polo italiano delle memorie per computer, tablet, smart phone e telefonici non può diventare un deserto. Un grande striscione appeso all’inferriata alla destra dell’ingresso elenca le parole d’ordine della lotta: «Rivendichiamo il futuro per tutti», «No alla desertificazione», «Sì ai piani industriali».

Verso le 9 in 400 si sono radunati sul piazzale dove ha sede anche la STMicroelectronics, il colosso italo-francese dei microchip che tre anni fa ha ceduto il suo settore delle memorie alla multinazionale americana. «Micron ha comprato Numonyx, a sua volta nata dallo spin off di ST e Intel, arraffando fatturato, clienti, brevetti, comprese le nuove memorie dai nostri ricercatori. Pur avendo un bilancio florido vorrebbe liberarsi dei lavoratori italiani a costo zero», dice Claudio Perego, della Rsu.

Un suo collega, Piergiorgio Galletta, mostra grafici e dati: «Il valore delle azioni di Micron in un anno è cresciuto da circa 7 a quasi 24 dollari. L’anno scorso la società ha dichiarato 1,2 miliardi di utili, 12 di fatturato, destinati a diventare 15 in un mercato che ne vale 30. L’operazione Numonyx ha prodotto 437 milioni di utili e sconti di imposta per altri 80».

Ad Agrate non capiscono perché un’azienda che va così bene debba licenziare. Questa però è la dura realtà con cui devono confrontarsi. Perché tra 75 giorni, se nulla cambierà, in centinaia si ritroveranno in mezzo a una strada. I sindacati di Fiom e Fim e lavoratori ricordano che la ST e il ministero dello Sviluppo, quando passò di mano il settore delle memorie, avevano garantito per l’occupazione di tutti i lavoratori ceduti alla Micron.

«Ora spetta a loro tirarci fuori dai guai», manda a dire Giuseppe Rossi, 38 anni, che lavora nel gruppo marketing, trasferito a metà dicembre, insieme a tutta la parte amministrativa, nel quartiere Torri Bianche di Vimercate a tre chilometri in linea d’aria da via Olivetti. Tra i lavoratori si fanno già i conti con la triste contabilità dei licenziamenti. Il marketing, per esempio, sarà smantellato. «Ma i tagli toccheranno tutti i settori, dal commerciale a quello ingegneristico - ricorda Diego Grassi –. Non sarà risparmiata la ricerca e lo sviluppo. Ancora ci sono progetti da portare avanti, ma una volta cessati cosa si salverà?».