Monza, 21 novembre 2013 - L'area è già piena di rifiuti plastici, serbatoi e parti non metalliche di auto scaricati dai camion, mentre gli operai da giorni, dalle 8 di mattina e fino a sera, sono al lavoro per spostarli, metterli negli impianti per la triturazione, e quindi ricaricarli macinati su altri camion che li portano via.

È questo ciò che si riesce a vedere da qualche settimana dall’esterno delle recinzioni del nuovo impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi ultimato tra viale delle Industrie e il quartiere San Damiano, da quando è iniziata l’attività della Cem Centro Ecologico Monza srl, l’impresa che ha ottenuto dal Comune la concessione per 9 anni e 7 mesi, a un canone di 61.700 euro l’anno, di quel terreno verde da 12.340 metri quadrati nonostante la destinazione agricola e dalla Provincia di Monza e Brianza l’autorizzazione in deroga al Pgt vigente per costruirvi sopra e avviare l’impianto per i rifiuti.

E sempre da qualche settimana, oltre a vedere l’attività dell’impianto, dalle loro abitazioni i residenti che vivono nelle vicinanze dell’ex pratone al confine tra Monza e Brugherio sentono anche nuovi rumori e hanno pure il sospetto di respirare un’aria diversa. Cambiamenti che stanno concretizzando le preoccupazioni per la convivenza con il nuovo «vicino» già manifestate ampiamente durante i nove mesi in cui l’impianto è stato in costruzione.

E ora dopo appelli e richieste andate a vuoto in tutte le sedi pubbliche per avere tutele e il blocco alla realizzazione dell’impianto, è venuto il momento anche per i comitati di residenti dei quartieri di Sant’Albino e San Damiano di passare ai fatti e martedì hanno inviato alla Procura di Monza, e anche ad Arpa, Asl, al presidente della Provincia Dario Allevi e al sindaco Roberto Scangatti, un esposto firmato da 65 cittadini in cui denunciano un «aumento rilevante del rumore di fondo in orario diurno tale da precludere l’apertura delle finestre» e segnalano che i rifiuti trattati non sono «confinati in spazi chiusi e le polveri si propagano nell’ambiente circostante fino ad entrare nelle abitazioni».

Inoltre, prosegue l’esposto, dopo aver visto la lista di circa 250 materiali autorizzati ad essere trattati dall’impianto, «riteniamo che tali polveri, oltre a un elevato contenuto generico di “polveri sottili” dovute alla frantumazione e al trattamento dei rifiuti, non solo di provenienza “assimilabile agli urbani”, contengano anche inquinanti tossici e nocivi provenienti da rifiuti chimici industriali o da bonifiche di altri siti inquinati da sostanze pericolose». Abbastanza quindi per chiedere ad Arpa, Asl e a tutti gli organi competenti di intervenire «a tutela della salute dei cittadini», conclude l’esposto, mentre per la valutazione del problema dei rumori i cittadini sono disponibili a presentare prove fonometriche sugli effetti prodotti dall’attività dell’impianto.