Monza, 13 ottobre 2013 - Lo scolapasta in testa è per motivi religiosi, «è il copricapo dei Pastafariani», invece la benda sull’occhio è una questione di salute, «anche se ho la fortuna che nella mia religione i pirati sono sacri». E per 2 volte, giovedì e ieri, Marco De Paolini, ricercatore universitario del 1972, per 30 anni residente a Monza e da 12 trasferito in Messico, si è presentato nel municipio monzese per rifare la carta d’identità. Ma entrambe le volte gli è stata negata.

Le foto non vanno bene: «Non permettono che indossi il mio copricapo religioso quando sono un ministro di culto», spiega De Paolini mostrando il certificato firmato da Bobby Henderson, il fondatore della religione parodistica nata nel 2005 in Kansas come protesta all’insegnamento del creazionismo nelle scuole americane. Un culto che professa che l’universo sia stato creato da un mostro volante ubriaco fatto di spaghetti e che «spiega perché il nostro mondo abbia tutte queste imperfezioni», chiarisce De Paolini. Si stima che il pastafarianesimo abbia qualche centinaio di adepti in Italia, migliaia nel mondo, tutti collegati via web, e «deve avere gli stessi diritti delle altre credenze», sostiene il suo sacerdote monzese.

Il codice vieta l’uso di cappelli nella foto ma «i copricapo religiosi, come turbanti o veli delle suore, sono invece ammessi», dice citando una circolare ministeriale del ’95. In Austria nel 2009, a un pastafariano, Niko Alm, è stata rinnovata la patente con lo scolapasta in testa, mentre in Italia un precedente c’è stato a Cuneo ma con esito negativo. Anche a Monza non è stata fatta eccezione, ma il caso è stato segnalato dal Comune alla Prefettura. «Se risponderanno negativamente, come chiesa Pastafariana, faremo ricorso appellandoci alla Costituzione», conclude serio De Paolini.

di Martino Agostoni