Monza, 10 luglio 2013 - Ha vinto una battaglia legale, e «questa è una buona notizia» dice lui. Ma non basta. Non può bastare. Antonino Laganà, 41 anni, ha una malattia terribile, di quelle che non concedono scampo: sclerosi laterale amiotrofica, la Sla. Non muove più braccia e gambe, è costretto su una sedia a rotelle, e ora comincia ad avere anche i primi problemi a respirare. E quindi anche a parlare. Grazie a un ricorso intentato davanti al Giudice del Lavoro di Monza, con l’aiuto dell’avvocato Rosario Claudio Capuana del Foro di Milano, ha ottenuto un decreto di accoglimento totale «per l’accesso alle cure compassionevoli tramite motodica Stamina da effettuarsi presso gli Spedali Civili di Brescia».

In soldoni, potrà sottoporsi alla cura «inventata» dal professor Davide Vannoni, un controverso metodo terapeutico a base di cellule staminali che proprio in questi tempi sta sconvolgendo il mondo scientifico e politico nazionale. Antonino Laganà è combattivo nel portare avanti, assieme ad altre decine di malati, la sua battaglia: non ha nulla da perdere e dunque, si chiede, «perché non provarci?». La sua vita è drasticamente cambiata nel 2008. Titolare di una ditta di impianti elettrici, appassionato di motociclismo, scopre che il suo corpo non risponde più ai suoi comandi. «Nel tempo libero correvo in moto in gare in tutta Italia, prima con la mia piccola scuderia, poi da privato. Fino a quando non mi sono accorto che non riuscivo più a frenare...».

L’iter è lungo e doloroso. «Ero caduto diverse volte con la mia moto, pensavo fosse tutta una questione di cervicale da poter risolvere con un po’ di fisioterapia. Invece mese dopo mese mi sono reso conto che le mie condizioni andavano a peggiorare. Sempre di più». L’andirivieni fra medici e ospedali si fa preoccupante. Tutti ad analizzare il suo fisico, a provare terapie, mentre le condizioni invece che migliorare peggiorano e in fondo al tunnel invece della luce si fa sempre più buio. «Prima si è paralizzato il braccio sinistro, poi il braccio destro - ricorda con un filo di voce Laganà -, a un certo punto le gambe». Ricoveri e interventi chirurgici non servono a nulla, «fino a quando nel 2011 mi hanno ribaltato: avevo una Malattia al Motoneurone. In pratica, la Sla. Mi è crollato il mondo addosso». «A dicembre - prosegue - mi hanno ceduto le gambe, sono caduto dalle scale di casa. Da allora non ho più mosso un passo e sono finito su una sedia a rotelle». Una speranza arriva dalla scoperta del metodo Stamina «Ho visto quello che ha fatto, persone nelle mie stesse condizioni che tornavano in piedi. Non vedo perché non dovrei avere speranze di tornare al mio lavoro (fermo da un anno, ndr), a poter crescere le mie due figlie, alla mia vita».

Il mondo scientifico sembra molto critico, il Ministro della Salute ha avuto parole durissime. Laganà non ci sta: «La verità è che i malati sono visti come clienti e la sanità è in mano a multinazionali che devono vendere i propri inutili farmaci. Io li ho rifiutati cinque mesi fa, mi facevano più male che altro. E sfido a trovare qualcuno che abbia fiducia nella classe politica. Se ci fosse anche una minima speranza, perché negarla? Non conto di guarire, so che non è possibile, ma se con questa terapia potessi tornare anche solo a mettermi un dito nel naso o a usare un fazzoletto per soffiarmelo, sarebbe già un successo».

dario.crippa@ilgiorno.net

di Dario Crippa