Agrate Brianza, 14 giugno 2013 - Fischietti alle labbra, nelle mani le bandiere sindacali. Un glorioso passato da difendere, un futuro tutto da scrivere. Eccoli i lavoratori della Star di Agrate davanti alla sede di Confindustria Brianza. Sono arrivati ieri mattina poco dopo le 9 per protestare contro i 16 licenziamenti e per rivendicare un piano di investimenti e di rilancio industriale della fabbrica di via Matteotti. Nella lista degli esuberi preparata dal Gruppo iberico Gallina Blanca, che da un anno ha il controllo dell’azienda, ci sono 9 impiegati e 7 operai. Effetto della crisi dei consumi e dell’incertezza economica che da 5 anni interessa l’Italia, e non solo. I sindacati degli alimentaristi Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil per tutta risposta hanno proclamato quattro ore di sciopero e organizzato un presidio di tre ore in viale Petrarca.

I manifestanti sono arrivati su un pullman partito alle 9 da Agrate. Circa 50 persone che fino a quasi la una hanno aspettato il risultato della trattativa cominciata nella sede confindustriale. Il lungo faccia a faccia tra azienda e sindacati si è chiuso con un nulla di fatto. «Anche se la trattativa va avanti. Ci siamo aggiornati al 24 giugno», spiegano all’uscita dalla riunione Matteo Casiraghi, Vincenzo Nisi e Paolo Castiglioni, nell’ordine, segretari di Flai, Fai e Uila. Un po’ delusi per l’esito dell’incontro, ma soddisfatti per la riuscita della mobilitazione: «Abbiamo avuto una grande adesione allo sciopero e una buona partecipazione, tenendo conto dei tre turni di lavoro».

Nei prossimi giorni si cercherà di accorciare le distanze. Limare i contrasti. La Star è per chiudere la partita degli esuberi con la mobilità. I rappresentanti dei lavoratori dicono no ai licenziamenti collettivi e si battono per una gestione «dolce» dei tagli. A preoccupare è però il destino stesso di una fabbrica, quella di Agrate, che ha scritto la storia dell’industria alimentare italiana ma che oggi lotta contro il declino. Flai, Fai e Uila ricordano che la forza e il prestigio del marchio Star da soli non bastano più. Sollecitano perciò investimenti e ricerca su nuovi prodotti da lanciare sul mercato. In via Matteotti ad Agrate lavorano 390 persone: 180 impiegati, 210 operai. Occupano neppure 40mila dei 220 mila metri quadri di capannoni. Trenta anni fa c’erano più di 3.000 persone a preparare dadi, sughi, pelati, infusi, riso e pasta pronti, pizze, tortellini, olio, margarina, polenta, orzo, caffè, budini. Oggi da via Matteotti escono solo dadi, infusi, sughi pronti, the e prodotti per la prima infanzia. Il resto si produce fuori. «Quando ho cominciato io, 39 anni fa, la fabbrica era piena di gente», ricorda Morena Brambilla, 54 anni, seduta davanti alla sede di Confindustria: «Sono entrata in Star a 15 anni nel reparto dove prepariamo la camomilla. Lo stesso dove sono ancora adesso».

Lei è uno dei 16 esuberi: «Mi hanno mandato già la lettera. Abbiamo fatto una specie di preaccordo: tre anni di mobilità e nel 2016 posso andare in pensione. Io la mia strada l’ho fatta, speriamo solo che la nostra uscita di scena serva ad assumere giovani». Quasi la stessa storia racconta Ornella Sanvito. Stessa età, stessa lettera di mobilità, anche lei in fabbrica a 15 anni a confezionare, non la camomilla, ma i famosi dadi Star: «Quando ho cominciato io si viveva proprio in un altro mondo. Prendiamo la Star. Danilo Fossati, il fondatore, era in fabbrica tutti i giorni. Passava nei reparti e si fermava a parlare con i dipendenti. Sembrava un padre. Dopo di lui abbiamo sperato nel figlio Luca, diventato Presidente. Aveva la stessa stoffa del padre. Purtroppo però quel terribile incidente aereo avvenuto nell’ottobre 2001 a Linate ce lo ha portato via». La famiglia Fossati nel 2006 ha ceduto il 50% delle quote societarie al Gruppo Gallina Blanca, che l’hanno scorso ha acquisito un altro 25%, ottenendo così il controllo della Star.

di Antonio Caccamo