di Marco Dozio

Arcore, 17 marzo 2013 — L’antidoto al licenziamento di massa si chiama «contratto di solidarietà». Lo sperimenteranno alla Peg Perego dove i sindacati hanno convinto l’azienda a frenare sul taglio di circa cento lavoratori, attraverso la soluzione temporanea del «lavorare meno per lavorare tutti». L’accordo è in dirittura d’arrivo. Niente esuberi, per ora, nonostante la necessità di ridurre la produzione per far fronte al calo degli ordinativi. Tutti restano al loro posto ma lavoreranno diverse ore in meno, con l’obiettivo di distribuire il carico della crisi su tutti i 520 dipendenti dello stabilimento, senza licenziarne alcuno, almeno per i prossimi 12 mesi (la normativa ne prevede al massimo 24).

«Le aziende preferiscono ricorrere ai licenziamenti e sono riluttanti all’idea di introdurre i contratti di solidarietà anche perché questi comportano la necessità di rivedere l’organizzazione interna», spiega Eliana Dell’Acqua della Fim Cisl, pronta a firmare l’intesa nei primi giorni di aprile per rendere effettiva la solidarietà a partire da maggio.

Con la cassa integrazione agli sgoccioli, le parti sociali hanno incentrato la trattativa sulla riduzione dell’orario, e dunque del compenso, per scongiurare il peggio, ovvero una nuova ondata di esuberi dopo quella del 2007 che determinà l’espulsione dalla fabbrica di un’ottantina di persone, pur con il meccanismo della «volontarietà» accompagnata dall’incentivo economico. «Peg Perego ha manifestato l’esigenza di ridurre gli organici, ma anziché mettere i lavoratori in mobilità verrà introdotta una riduzione dell’orario per ciascun addetto. In questo modo il lavoratore resta agganciato all’azienda», spiega la sindacalista.

Nella speranza che prima o poi il mercato inverta la rotta tornando a crescere. Ma lo spazio per l’ottimismo sembra davvero misero. «La situazione è negativa - aggiunge Antonio Guzzi della Fiom Cgil -. Ma in questo contesto non certo favorevole va comunque colto un dato positivo: Peg Perego ha accettato questo strumento che consente di mantenere l’attuale livello occupazionale, senza lasciare per strada nessuno».

Settimana prossima l’assemblea dei lavoratori, salvo sorprese dell’ultim’ora, darà il via libera alla firma dell’accordo: per completare il quadro mancano alcuni dettagli operativi e la discussione sulla tredicesima. Ogni dipendente potrà subire una riduzione delle ore lavorative fino a un massimo del 60%. «Il salario perso viene integrato dall’Inps fino all’80%: per esempio se un operaio perde 100 euro, l’Inps ne rimborsa 80», aggiunge Dell’Acqua.

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