Desio, 22 novembre 2012 - Stupore, sconcerto e incredulità. Sentimenti comuni tra i pochi i cittadini di Desio, la città natale di don Alberto Barin, che non hanno voglia di commentare la vicenda che ha coinvolto il cappellano del carcere di San Vittore. Don Alberto è nato Milano l’11 agosto del 1962 ma ha sempre vissuto con la famiglia mamma, papà e la sorella, a Desio nella parrocchia San Giovanni Battista. Il suo ministero sacerdotale è iniziato, dopo gli studi teologici, con l’ordinazione sacerdotale celebrata nel duomo di Milano l’8 giugno del 1985 dall’allora arcivescovo di Milano Cardinal Carlo Maria Martini.

Il suo stretto legame con la Brianza è rimasto intatto anche nei primi anni da giovane sacerdote operando fino al 1994 nella parrocchia dedicata alla Madonna della Misericordia di Bresso con incarichi di vicario parrocchiale. Per i tre anni successivi, dal 1994 al 1997, è stato assegnato anche a Monza, nella comunità del Sacro Cuore, prima di essere trasferito definitivamente alla casa circondariale di San Vittore a Milano dove opera da oltre 15 anni.
Il religioso è stato accusato da sei detenuti di aver concesso favori, cibo e condizioni di vita migliori all’interno del carcere in cambio di prestazioni sessuali da parte di carcerati stranieri.

Un’accusa pesantissima soprattutto per le tante persone che lo hanno conosciuto che proprio in merito alla vicenda esprimono sentimenti di incredulità. Poche settimane fa il sacerdote è tornato nella sua città per una conferenza che lo vedeva come relatore. Tra i promotori dell’iniziativa anche Giovanna Riboldi del circolo culturale Lazzati. «Ci conoscevamo 20 anni fa e poi ci siamo ritrovati poche settimane fa – ha spiegato l’esponente cattolica desiana –. Non ci sono parole per quello che è successo: in un primo momento abbiamo sperato in una bufala, in uno scambio di persona. Siamo rimasti tutti sconcertati da questa vicenda».

In molti non se la sentono di prendere posizione perché quello che hanno sentito dai media non corrisponde al ricordo che il sacerdote ha lasciato di se. «È una cosa troppo grossa, sicuramente una brutta storia e sinceramente non ci credo», spiegano alcuni amici che risiedono nel quartiere. Lo stesso primo cittadino Roberto Corti, che conosce il sacerdote dai tempi dell’oratorio, ancora prima che fosse ordinato sacerdote, ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda. Atteggiamento simile a quello di don Antonio Bertolaso, da pochi anni parroco della comunità di San Giovanni Battista a Desio che non vuole entrare nel merito della vicenda ricordando solo «tutto il bene che ha fatto e che stava facendo».

di Laura Ballabio