Carate Brianza, 16 novembre 2012 - Confermata anche in appello la condanna (con in più le spese di giudizio) per il gattino del vicino di casa barbaramente ucciso con il filo elettrico stretto al collo perchè gironzolava nel suo giardino.

A ricorrere ai giudici della Corte di Appello di Milano era stato un sessantenne di Carate Brianza condannato nel 2007 in primo grado dal Tribunale di Monza a 1 mese e 11 giorni di reclusione con il rito abbreviato per uccisione di animale e al risarcimento dei danni di 1000 euro ai proprietari del gattino, una famiglia composta da padre, madre e due figli ventenni, che si erano costituiti parti civili al processo rappresentati dall'avvocato Pierpaolo Pieragostini di Milano.

Il fatto risale al 2005. A trovare Fiocco, un maschietto tutto bianco, impiccato alla staccionata del giardino della villetta a schiera dell'imputato, era stata una vicina di casa dei proprietari del gattino, che avevano chiesto l'intervento della polizia locale e avevano persino fatto eseguire un'autopsia al piccolo animale per accertare le cause della morte. La famiglia si era poi costituita parte civile al processo per l'uccisione di Fiocco e si è ripresentata con lo stesso legale anche nel ricorso in appello.

Dal canto suo, l'imputato negava di avere ucciso il gattino che, a suo dire, si era impigliato nel filo elettrico usato per appendere le bottiglie proprio come spaventapasseri per gli animali che vagavano nel giardino. Una tesi che non ha convinto neanche i giudici della Corte di Appello, che l'ha ritenuta "piuttosto fantasiosa".

"La predisposizione accurata della trappola, la sua manifesta micidialità, rendono evidente la sussistenza del dolo - hanno aggiunto i giudici milanesi - Con riferimento invece alla condanna al risarcimento dei danni, è indubbio il legame affettivo tra la famiglia e l'animale e che il reato offende il comune sentimento per gli animali, che è tanto più profondo quando si determina nell'ambito di un contesto ristretto quale quello familiare".

di Stefania Totaro