Giussano, 9 novembre 2012 - Tremila euro per ammazzare il boss dei boss. Tremila euro per un omicidio eccellente. «C’è un lavoro da fare, te la senti di darci una mano?». L’omicidio di Carmelo Novella, il boss della ’ndrangheta in Lombardia, comincia così. Novella sta coltivando un progetto autonomista in Lombardia, passo dopo passo sta tentando di affrancare le cosche della regione, che rispondono direttamente a lui, dalla casa madre calabrese.

Al Sud non possono accettarlo, i nemici storici di Novella, che fanno capo a Vincenzo Gallace, Cosimo Leuzzi e Andrea Ruga, decidono di eliminare quello che rischia di rivelarsi un cancro per la loro organizzazione. E incaricano due killer: il primo è Antonino Belnome, boss rampante di Giussano, e il secondo è un uomo nuovo, sino ad allora pressoché sconosciuto agli inquirenti. Si tratta di Michael Panajia, uomo d’azione, da qualche tempo trapiantato al Nord.

Panajia, che dallo scorso febbraio ha deciso di entrare nella schiera dei collaboratori di giustizia sull’esempio di quanto ha già fatto Belnome, racconta nel dettaglio la pianificazione e l’esecuzione di un omicidio destinato a creare scalpore.
Panajia non conosce l’identità della vittima, sa solo che dovrà seguire Belnome fino al bar di San Vittore Olona dove Novella va ogni pomeriggio.

«Mi fece avere una fotografia piccolina così...» racconta Panajia davanti a Ilda Boccassini e Alessandra Dolci, rispettivamente procuratore aggiunto e sostituto procuratore a Milano. Il giorno dell’omicidio, il 14 luglio del 2008, è dunque tutto pronto. «...quando arrivò lo squillo sul cellulare Belnome dice: “Hanno chiamato, hanno chiamato”... aprì lo sportello della macchina e sotto il sedile dietro c’era una busta bianca con le pistole.. c’erano due pistole a tamburo...poi c’erano due paia di guanti imbustati e due paia di occhiali...».

Prese le armi, Belnome e Panajia corrono in moto al bar di San Vittore Olona. «Siamo andati lì al bancone e dal bancone si vedeva la finestra dove erano seduti, che era la vittima che avevo visto nella foto... abbiamo ordinato da bere, cappuccino e caffè... Belnome mi disse: “Sono lì seduti”...». La coppia di killer entra in azione: «Mi ricordo che siamo arrivati lì vicino dov’erano sedute queste persone e la vittima si alzò così di scatto e si è girato, Belnome ha tratto la pistola e gli ha sparato subito. Mentre cadeva lui si girò su se stesso ed è caduto lì davanti dove eravamo noi, mentre cadeva mi ricordo che vedevo tipo del sangue che gli usciva dalla testa, io mi sono avvicinato mentre cadeva e gli ho sparato così, in direzione della faccia, del petto e della faccia...».

Dopo l’omicidio, per l’adrenalina, Panajia si fa cogliere dai crampi, ma questo non lo distoglie dall’obiettivo: fuggire. Il delitto è riuscito. I due killer spariscono dalla circolazione.
Dopo un po’, Panajia si presenta in Calabria dai suoi capi. Lo attendono, hanno appreso la notizia al televideo. C’è ovviamente anche Cosimo Gallace, «me lo presentarono... e mi ringraziò: “Ti ringrazio di cuore per la cosa di Milano”. Poi mi chiamò un attimo da parte Leuzzi: “Questo è un presente, un pensiero di noi per te”... erano tremila euro».

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