di Marco Dozio

Bernareggio, 11 ottobre 2012 — Sono esplicite le immagini, i contenuti delle didascalie, gli obiettivi scabrosi. Tutto, nello «Squillo Game», è esplicito, volutamente scandaloso. A partire dallo slogan scelto per lanciarlo sul mercato: «Il primo gioco di carte dedicato allo sfruttamento della prostituzione», dove la regina di cuori è una prostituta d’alto bordo e i giocatori, per sconfiggere gli avversari, devono accumulare punti vestendo panni degli sfruttatori. Un gioco di ruolo dove, almeno sulla carta, nella finzione, tutto è lecito: anche uccidere donne per vendere gli organi. O drogarle per renderle più remunerative nel mercimonio sessuale. Un «card-game» vietato ai minori, ma di fatto accessibile a chiunque: basta un clic alla domanda sulla maggiore età per entrare nel sito Internet, visionare e acquistare le carte al prezzo di pochi euro.

Diseducativo, provocatorio oltre i limiti. Per Emanuela Baio Dossi, senatrice di Bernareggio in forza all’Api, va censurato immediatamente. Occorre ritirarlo dal mercato, oscurare il portale di vendita, rimuovere il video pubblicitario che sta circolando in rete. «Si configura un’istigazione a delinquere, abbiamo individuato un’apologia di reato». «Abbiamo» perché la battaglia di Baio Dossi l’hanno abbracciata 56 senatori che hanno firmato una lettera di condanna da inviare al premier Monti, al presidente Schifani, e ai ministri Cancellieri, Passera e Fornero.

Le adesioni fioccano. «Prima di presentarla, vogliamo continuare a raccogliere firme». Una mobilitazione trasversale, da destra a sinistra, Pd, Pdl, Idv, Lega. Premessa: la senatrice ama giocare a carte e non è proibizionista. Ma in questo caso evoca la censura: «Lo faccio perché è inaccettabile che in un Paese civile sia commercializzato un prodotto simile: incita a commettere reati gravi come l’omicidio, l’induzione alla prostituzione, lo spaccio di stupefacenti e la vendita di organi».

Nella missiva la richiesta è chiara: «Sussistono numerosi profili di censurabilità e di contrasto con le norme del nostro ordinamento». Ma l’ideatore del gioco, il bergamasco Immanuel Casto, nome d’arte di un cantante che sul web è un’icona del politicamente scorretto, reagisce chiamando a raccolta i suoi fan, invitandoli a spedire alla senatrice una contro-lettera scritta dallo stesso Immanuel: «Incitamento alla violenza sulle donne? È solo un gioco. E allora come dovremmo giudicare il Risiko, un gioco che incita alla guerra? Squillo fa satira, si muove su un piano di finzione, non a caso sono state scelte delle illustrazioni. E poi in Italia vengono venduti ai minorenni videogiochi con contenuti molto più espliciti e violenti di quelli proposti da Squillo, che è in vendita solo per i maggiori di 18 anni». La contro-offensiva non spaventa la Baio, anzi. «Significa che abbiamo colpito nel segno. Andremo fino in fondo. Esistono motivazioni giuridiche e di merito per bandire il prodotto».

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