di Stefania Totaro

Monza, 2 ottobre 2012 - E' stata fissata al 23 gennaio l'udienza preliminare per Filippo Penati, imputato di concussione, corruzione, corruzione di incaricato di pubblico servizio e finanziamento illecito al partito per il 'sistema Sesto' dalla Procura di Monza, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio.

Penati è chiamato davanti al gup del Tribunale di Monza Giovanni Gerosa insieme agli altri 22 imputati a vario titolo. Ma l'ex leader Pd non vuole aspettare tanto e con la richiesta di giudizio immediato già annunciata vuole andare subito a processo davanti ad un collegio di giudici monzesi.
 

Oggi Filippo Penati era presente al suo posto in Consiglio regionale e ha buttato acqua sul fuoco sulla discussione sulle sue dimissioni. "Mi sono gia' dimesso da vice presidente del Consiglio e dagli incarichi nel Pd - ha dichiarato - però tutta questa polemica non può coprire il fatto che c'è un'urgenza di sapere se le accuse sono vere e per questo ho chiesto io di andare a processo immediato".
 

Intanto i magistrati proseguono le indagini sul filone relativo all'acquisizione nel 2005 da parte della Provincia di Milano allora capitanata da Penati, del 15% delle azioni della società Milano - Serravalle appartenute al Gruppo Gavio con una presunta plusvalenza di 179 milioni di euro. Secondo l'accusa dietro quella plusvalenza si nascondeva una tangente da 'retrocedere' a Penati.

A parlarne uno dei grandi accusatori di Penati, l'ex amico finanziatore Piero Di Caterina, patron dei trasporti con la 'Caronte'. E' lui che ha riferito di avere saputo da Antonino Princiotta, segretario della Provincia di Milano, della riunione a Milano a cui partecipò insieme all'ex braccio destro di Penati, Giordano Vimercati, all'uomo di Gavio Bruno Binasco e a Maurizio Pagani di Banca Intesa.

Una riunione per decidere quanti soldi destinare a Penati e alla sua 'squadra' e che si concretizzarono nel pagamento a Di Caterina di 2 milioni di euro di 'prestiti' fatti all'ex leader Pd per 10 anni per mezzo di una finta caparra immobiliare pagata dalla Codelfa, società del gruppo Gavio.
 

Tra i filoni di indagine ancora da chiudere anche quella che riguarda l'ex sindaco di Sesto San Giovanni Giorgio Oldrini, che è indagato di concussione e finanziamento illecito al partito. La prima accusa riguarda la vicenda della ristrutturazione del PalaSesto diventato Palaghiaccio, per avere indotto il costruttore sestese Giuseppe Pasini a pagare 6 miliardi di lire per le rate scoperte del mutuo acceso con il Credito Sportivo dall'associazione "Hockey Club Diavoli rossoneri" di Milano.

L'accusa di finanziamento illecito al partito riguarda invece un sondaggio pre-elettorale commissionato da Oldrini a Renato Mannheimer ma pagato da Di Caterina. Il 29 ottobre invece si apre al Tribunale di Monza l'udienza preliminare per le presunte tangenti per le concessioni edilizie nella ex Stalingrado di Italia, che vede imputati l'immobiliarista ex proprietario della Falck Luigi Zunino, il suo uomo di fiducia Giovanni Camozzi, l'ex assessore Pasqualino Di Leva, l'architetto Marco Magni, la ex responsabile dello Sportello unico per l'edilizia Nicoletta Sostaro, oltre a Di Caterina e al costruttore Giuseppe Pasini.