Monza, 25 settembre 2012 - ''I fatti per i quali si procede sono di una gravità inaudita''. E' questo uno dei passaggi dell'atto presentato dalla Regione Lombardia che stamane davanti al gup di Monza, Giovanni Gerosa, ha chiesto di costituirsi parte civile nell'ambito del procedimento sullo sversamento di idrocarburi nel fiume Lambro, avvenuto il 22 febbraio del 2010.

"Per effetto della deliberata fuoriuscita dei prodotti combustibili - si legge in un altro passaggio dell'atto di costituzione - e petroliferi indicati nella richiesta di rinvio a giudizio degli imputati l'intera asta del fiume Lambro e buona parte del fiume Po (per quanto concerne il territorio regionale lombardo) ha subito il più grave inquinamento a memoria d'uomo". Oltre alla Regione Lombardia nel corso della mattinata ci sono state un'altra quindicina di richieste di costituzione di parte civile, tra cui Provincia di Monza Brianza, di Brianza Acque e del Comune di Piacenza.

Parte civile anche Legambiente Lombardia. "Stiamo qui per l'accertamento dei fatti e per l'affermazione del principio che inquina deve pagare". afferma l'avvocato Sergio Cannavò. ''Confidiamo nella magistratura perche' si faccia luce su questa tragedia''. Sono queste le parole del presidente degli Ecologisti civici di Monza e Brianza Roberto Albanese. 

L'udienza a carico di sei persone tra cui Giuseppe e Rinaldo Tagliabue (in qualita' di amministratori della Lombarda Petroli) è stata rinviata al 15 novembre prossimo, data in cui il giudice deciderà sulle istanze. il legale di Tagliabue, Attilio Villa: "Affrontiamo con serenita' il giudizio ritenendo di non avere alcuna responsabilità".

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, in sostanza, vi sarebbe stato un maggior volume di carburante in entrata e in uscita rispetto a quello ufficiale con accise evase per circa 5 milioni di euro. Il disastro sarebbe stato provocato, sempre secondo l'accusa, per abbassare il livello di olio combustibile ancora presente perché in sostanza si avvicinasse a quello che risultava dalla contabilita' ufficiale.

Il Wwf si è costituito parte civile nel processo. Paola Brambilla, presidente Wwf Lombardia, dichiara: "Il Wwf chiede un risarcimento del danno di almeno 200.000 euro, da destinare alle tenaci e importanti azioni di tutela del fiume che l'associazione porta avanti in prima persona da decenni nell'interesse di tutti i cittadini lombardi, per un ambiente vivo e sano".

"I fatti contestati - ricorda il Wwf - sono gravissimi. Il Wwf si costituisce parte civile perché è stato da sempre in prima linea nella difesa di questo fiume: negli anni '90 ha creato l'oasi di Montorfano a Melegnano, riqualificando un'area di esondazione del fiume, nel 1995 ha lanciato il dossier sul Lambro evidenziando lo stato critico di salute dell'ecosistema e dando il via ad un'azione istituzionale di lento recupero, negli anni successivi anche grazie all'azione della sezione Wwf Sud milanese ha continuato monitoraggi ittici, idrici e faunistici del fiume; il giorno dopo l'evento i volontari e le guardie del Wwf hanno recuperato la fauna selvatica imbrattata dall'ondata nera, ricoverandola presso il centro di recupero degli animali selvatici Cras Wwf di Vanzago, dove sono stati curati sino a maggio, quando sono stati liberati".