Solari, 23 marzo 2012 - I lavoratori Electrolux di nuovo in strada, ieri mattina, per la terza volta in pochi giorni e stavolta non solo per questioni di principio a difesa dell’articolo 18 e degli ammortizzatori sociali. Stavolta c’è in ballo anche il futuro a brevissimo termine di 136 tecnici della fabbrica di lavastoviglie di Solaro, dove sono attualmente occupati in poco meno di 1.100 dipendenti. Così ieri mattina, verso le 9.30, i lavoratori del primo turno sono usciti dall’azienda e, dopo aver percorso poche decine di metri a piedi, hanno occupato tutta la rotatoria tra Corso Europa e via della Repubblica, dando vita a una sorta di assemblea aziendale all’aperto.

Proprio in questa occasione sono state annunciate le brutte novità giunte dall’incontro del giorno prima tra azienda e sindacati a livello nazionale, a fronte di un quadro economico che ha registrato per la multinazionale svedese una forte contrazione dei volumi di vendita e quindi di produzione. «Al piano paneuropeo di tagli, che prevede per Solaro la riduzione di 26 operai e 8 impiegati - ha detto Raffaella Lapenna, rappresentante sindacale interna -, si aggiunge il piano aziendale di riduzione dei costi che per Solaro indica un taglio di altri 102 operai.

Modalità e tempi per l’uscita dalla fabbrica sono ancora in discussione, ma è chiaro che la situazione si evolve in parallelo con quanto accade a Roma. Se passa la riforma dei licenziamenti facili possiamo aspettarci di vedere applicate subito le nuove norme con una forte riduzione dei margini di trattativa e degli ammortizzatori sociali». Un quadro che mette in apprensione i lavoratori.

Se fino a ieri la protesta riguardava il rischio di una riduzione delle tutele, adesso si entra nel merito con l’apertura di una fase critica per lo stabilimento di Solaro. Proprio nel corso dell’assemblea, dai rappresentanti sindacali è arrivato l’invito a un immediato blocco degli straordinari.Allo stesso tempo i lavoratori sono stati invitati a partecipare alle prossime forme di lotta già preannunciate, come scioperi spontanei di una o più ore e nuove occupazioni delle strade attorno alla fabbrica, a cominciare ovviamente dalla Saronno-Monza che, quando viene fermata, come è accaduto martedì, anche solo per mezz’ora, crea disagi con effetto domino in un raggio di 20 chilometri.

di Gabriele Bassani