Arcore, 20 marzo 2012 - «Qui non si può lavorare. Chiudo tutto e me ne vado all’estero». Emanuele Catanzaro lo dice mentre si aggira sconsolato nel suo negozio di abbigliamento rimasto vuoto. I ladri gli hanno portato via tutto. È il terzo furto da quando, l’8 ottobre 2011, questo imprenditore brianzolo di 38 anni ha aperto l’outlet The President by Catanzaro sulla via Galileo di Arcore. Se le è segnate tutte le date dei furti. Una catena impressionante, a ritmo di uno al mese: «18 gennaio, 8 febbraio, 15 marzo. La prima volta hanno rubato roba per 35mila euro, 15mila la seconda, 25mila la terza».

Ora aspetta il rimborso dell’assicurazione. La sua compagnia gli ha già fatto sapere che non gli rinnoverà il contratto. Troppo rischioso. Anche se non siamo nel Bronx o in un quartiere malfamato. Ma nella tranquilla Brianza, nel paese dove vive Silvio Berlusconi. Lui non ha più voglia di andare avanti. Gli mancano i soldi per riassortire il negozio di capi «griffati» per uomo, donna e bambino. «Sono demoralizzato. I politici hanno un bel dire che bisogna essere ottimisti, che bisogna darsi da fare. Investire. Ma se i ladri ti prendono di mira, hai voglia a essere ottimista. Ogni mese devo pagare 2.000 euro di affitto e i costi di gestione. Lo Stato mi chiede le tasse e il versamento dell’Iva». La buona volontà c’era: «Avevo assunto tre commesse, tutte ragazze della zona. Dopo l’ultimo furto, le ho lasciate a casa. In questa impresa ci ho rimesso 150mila euro. Tutti i miei soldi».
 

Ormai ha deciso: «Questa settimana cerco di vendere la poca roba che mi è rimasta e a fine mese chiudo». Poi non sa cosa farà: «Mi guarderò attorno. Mi cercherò un lavoro. Ma la cosa migliore credo che sia andare all’estero. Sempre in Europa. Aspetto che torni la mia compagna». Emanuele è ingegnere chimico. Il settore del tessile lo conosce bene: «A Busnago dal 1981 al 2008 c’è stata l’azienda di famiglia: la Catanzaro Filati. Facevamo 45 milioni di fatturato l’anno, producendo per le grandi marche. Con la crisi, dopo la morte del papà, abbiamo messo la società in liquidazione volontaria». Lui però ci teneva a rimanere nel settore. Così, nel 2011 con l’aiuto di mamma Francesca ha aperto un suo negozio di abbigliamento. Lo ha chiamato The President perché voleva evocare Silvio Berlusconi. Un’operazione di marketing: «Pensavo che la gente potesse associare con facilità questo nome al cittadino di più illustre di Arcore».

L’8 ottobre ha inaugurato i 200 metri quadrati di esposizione nel nuovo quartiere del paese sorto lungo la trafficata provinciale per Casatenovo, a due passi da cascina Del Bruno. Il rione è vivo. C’è la posta, farmacia, bar, servizio di vigilanza privata, allarmi e telecamere da tutte le parti. Le stesse che hanno ripreso le scene dei furti: «La prima volta erano in quattro. Tutti incappucciati. Si vede che forzano la porta con un piede di porco. In pochi minuti svuotano il negozio». La seconda volta sono arrivati in cinque, la terza in sette su un furgone Ducato bianco: «Dopo il primo furto ho rafforzato la porta, ma non c’è stato nulla da fare. Ho ordinato anche delle saracinesche». Non sono state consegnate in tempo per fermare gli altri due furti. Fatti da gente del mestiere. Che finora è riuscita a scappare ai carabinieri.

di Antonio Caccamo