Usmate Velate, 15 marzo 2012 - Gli angeli esistono e hanno un nome e un cognome. Si chiamano Ernesto e Stefano. E hanno trovato una casa e un lavoro per Samuele Galbusera, il giovane sfrattato due settimane fa, insieme alla madre 61enne, per avere accumulato un debito di 13mila euro, dalla casa Aler di Usmate Velate. I due la scorsa settimana sono stati costretti a trasferirsi nel bosco della Cassinetta. «È tutto merito de Il Giorno - dichiara Samuele -. Il vostro giornale ha fatto sì che la notizia della nostra situazione arrivasse fino a Carate Brianza, dove abita mio zio Ernesto, fratello di mia madre, con il quale avevamo perso i contatti da molti anni. Domenica mattina lo zio, che ha un bar e che al mattino presto legge sempre la cronaca della Brianza, ha aperto il quotidiano e ha visto le foto e letto l’articolo. Non credeva ai suoi occhi. E così è venuto con mio cugino Stefano qui a Velate per aiutarci».

Samuele non si capacita della sua «fortuna». «Mi ero svegliato da poco e stavo preparando il caffé - spiega, indicando la carriola dove normalmente cucina i suoi poveri pasti procurati dalla generosità della gente -. Alzo gli occhi e vedo in fondo al prato due uomini. Man mano che si avvicinavano, li ho riconosciuti e ho visto mio zio venirmi incontro con le lacrime agli occhi. “Adesso ci penso io a voi - mi ha detto quasi piangendo -. Non dovete più preoccuparvi. Ora vi troverò una casa e un lavoro”. Il mio incubo è finito con la pubblicazione di quell’articolo».

Ora Samuele ha ricominciato a sorridere e a sperare. Ieri mattina Ernesto Villella ha firmato il contratto con il proprietario di un bilocale di Sormano, un paesino di 633 anime in provincia di Como, a una trentina di chilometri da Carate. Per qualche tempo pagherà l’affitto, finché Samuele e sua madre Paola Villella non si saranno rimessi in piedi, finché il giovane non si sarà stabilizzato con il lavoro. «Ce ne andremo da qui venerdì. L’appartamento non è molto grande - continua il giovane -, ma è sufficiente. A noi non serve altro che un tetto sulla testa e la possibilità di stare insieme, senza rinunciare alla nostra cagnolina Laica».

Ma Stefano Villella ha fatto anche di più: ha trovato un lavoro al cugino. «Stefano ha un amico che possiede una fattoria, e che ha bisogno di un aiuto. Si è coronato un sogno: io adoro vivere e lavorare con gli animali e ora avrò la possibilità di farlo. Non solo, il padrone, mi ha detto che se sarò capace mi affitterà una parte del terreno, sul quale potrò coltivare e anche allevare degli animali, qualche capretta, delle galline e magari i cani. Non potevo sperare di meglio».
 

Samuele e sua madre hanno festeggiato la bella notizia con gli amici di vecchia data che non li hanno abbandonati: la solidarietà del paese, anche il Comune si è mobilitato per offrire dei pasti caldi, che subito si è messa in moto ha permesso alla famiglia di avere qualche cosa in più da mangiare. Poche cose, ma di grande valore. «Mi hanno portato latte, verdura, frutta, carne, patate - dice ancora Stefano -. E Antonio Corvino, che è la persona che ci ha trovato qui nel bosco e che ha avvisato i carabinieri, mi ha fatto tagliare l’erba del suo prato, dandomi un po’ di soldi. Mi ha anche dato una bottiglia di vino, con la quale brindare.Antonio è stato generoso e voglio ringraziarlo per quello che ha fatto».

La vicenda di Samuele Galbusera e Paola Villella ha subito colpito la sensibilità più profonda delle persone, come rivelano i numerosi commenti pubblicati sulla pagina web del nostro quotidiano. Diverse le posizioni: alcune mettono la questione sul piano della solidarietà, altre la spostano su quello della politica, accusando la classe politica di scarsa sensibilità nei confronti dei più deboli. Tutti, comunque, esterrefatti che ciò possa accadere in un Paese civile e solidali con i protagonisti della vicenda, cercano soluzioni stabili e definitive, che permettano di salvaguardarne la dignità, come nel caso di Cesare, che scrive: «Occorre un lavoro stabile per questo ragazzo, un contributo economico una tantum anche di media entità non è risolutivo, il problema si ripresenterebbe una volta terminati i soldi».

C’è spazio per qualche polemica che coinvolge anche la questione dell’accoglienza degli stranieri. «Se fossero extracomunitari o rom avrebbero gia una sistemazione. W l’Italia», scrive Willi, che è solo uno dei tanti che calcano la mano sulla questione. Ma Giovanna afferma: «A me non interessa se uno è italiano o straniero, le persone vanno aiutate. E poi garantisco, visto che ho parenti che ci vivono, all’estero, che lì, se non hai il lavoro, hai il sussidio per vivere, non importa se sei straniero. Perchè anche noi siamo stranieri negli altri Paesi o no? Che vergogna fare del qualunquismo. Piuttosto di blaterare cerchiamo di dare una mano».

di Myriam Russo