Monza, 14 febbraio 2012 - La Villa che non s’è (quasi) mai vista. La reggia tenuta nascosta, per sicurezza, certo, ma forse un po’ anche per vergogna. Le stanze del secondo piano nobile ormai solo nella storia di fine Ottocento. Ma adesso, dopo una vita di incuria, di infiltrazioni d’acqua e di danni del tempo, è arrivato il momento della rinascita.

Il 5 marzo partirà il primo lotto del faraonico piano di recupero e valorizzazione della Villa Reale. Per due anni un esercito di 80-100 operai lavorerà contemporaneamente sul corpo centrale - piano terra e Belvedere compresi - e su due piccole parti delle ali nord e sud. Un intervento da 21 milioni di euro di cui 17 dal pubblico e il resto da Nuova Villa Reale Monza, la società costituita ad hoc dall’associazione temporanea di impresa (Italiana Costruzioni, Malegori e Na.Gest Global service) che ha vinto il bando per progettazione, restauro e gestione della reggia piermariniana. Anche se «la struttura della Villa non è messa particolarmente male, saranno necessari lavori di consolidatura della muratura al piano terra perché col tempo la malta ha perso consistenza, così come dovremo rinforzare i solai lignei del secondo piano nobile e del Belvedere», riconosce Giuseppe Colini, direttore di cantiere.

Sarà lui, ingegnere con alle spalle il restauro del Castello Sforzesco di Milano e del colonnato della Basilica di San Pietro, a guidare un lavoro particolarmente delicato soprattutto sulle 40 stanze del secondo piano dove erano stati ricavati i tre appartamenti di Vittorio Emanuele III principe di Napoli, della duchessa di Genova madre di Margherita di Savoia e degli imperatori di Germania. Si tratta di un restauro conservativo seguito nel dettaglio da Giulia Putaturo. Pavimenti irregolari, parquet danneggiato, intonaci e stucchi inzuppati di umidità, tappezzerie strappate, porte e finestre pericolanti, muri sfondati e scale traballanti: dall’interno la Villa ha poco di reale. Una cascina diroccata. «Cominceremo col restauro delle volte e delle pareti - fa la scaletta Colini -, ogni stanza è stata oggetto di indagine, abbiamo catalogato porte e finestre che verranno smontate e portate al restauro compresi anche specchi e maniglie. Poi tutto verrà rimontato prima di procedere alla sistemazione del parquet». In alcune stanze «c’è l’idea di ripristinare la tappezzeria ma ancora è tutto da definire con la Soprintendenza - spiega Putaturo -. In ogni caso il restauro dev’essere conservativo e non ricostruttivo, anche perché non sarebbe veritiero». In questi giorni Colini e la sua squadra stanno definendo il progetto esecutivo che verrà approvato entro il 5 marzo ma «durante i lavori potranno esserci aggiornamenti condivisi con la Soprintendenza». Obbligo di mantenere lo stile della Villa ma nessun vincolo storico-artistico, invece, per il Belvedere, l’ultimo piano proprio al centro del canocchiale che unisce visivamente il Parco a viale Cesare Battisti: qui troverà posto un ristorante di lusso con le cucine ricavate sullo stesso piano ma nell’ala nord.

Intervento radicale (con un particolare sistema elettrocibernetico per evitare la risalita di acqua e umidità dal terreno) al piano terra dove ci saranno caffetteria, biglietteria, bookshop e uffici. Mentre per far passare tutti gli impianti verrà utilizzata un’intercapedine fra primo e secondo piano che un tempo ospitava le caldaie. E sì, perché la Villa a fine Ottocento fu la prima reggia in Europa ad avere elettricità, acqua calda e fredda e pure un ascensore per il re nell’ala sud. La canna verrà utilizzata per installare un nuovo ascensore mentre per l’ala nord verrà costruito ex novo.