Vimercate, 23 gennaio 2012 - È passato più di un mese. Dov'è la piccola Houda Emma? In Siria? Forse. Con il padre? Probabile. Anche se dal giorno della fuga, il 18 dicembre, nessuno ha più certezze. Solo ipotesi e ansia sul destino della bimba di 21 mesi rapita dal padre siriano. Che nei giorni scorsi è tornato a farsi vivo con un paio di messaggi enigmatici, scritti su facebook utilizzando una falsa identità.
Alice Rossini, la mamma 31enne di Emma, non ha dubbi: «Era lui», ovvero l'ex marito di 25 anni Mohammed Kharat. Nessun mitomane. Due frasi nel giro di una settimana che alimentano il mistero. Perché l'autore dei messaggi non ha fornito alcuna prova che Emma sia viva.
E come se non bastasse ha messo insieme indicazioni confuse e contradditorie: «Mi ha insultato: ha detto che non rivedrò più la bambina, che Emma ora vive in un posto sicuro dove non potrà essere trovata, e che se anche gli inquirenti dovessero trovare lui non troverebbero mia figlia». L'uomo avrebbe detto di essersi rifugiato in Siria. E che sarebbe pronto a fuggire in un altro Stato per «rifarsi una vita», insieme con la piccola Houda Emma.
«Ha parlato di un viaggio dicendo che tra poco cambierà Paese in modo da non essere più rintracciabile. Di Emma mi ha detto che in quel momento non era con lui, e che devo togliermela dalla mente». Frasi intervallate dalle minacce. «Ha insistito su un punto: mi ha intimato di lasciare stare i suoi parenti in Italia e di smetterla di parlare con i carabinieri». Kharat ha uno zio che vive a Concorezzo, un cugino ad Agrate e un altro a Cologno. Tutti dicono di non sapere nulla. Il deputato monzese Paolo Grimoldi, con un'interrogazione alla Camera, ha chiesto al Governo di fare chiarezza sui possibili contatti tra il ragazzo e i familiari che vivono in Italia: «In Brianza ci sono molti parenti dell'uomo in fuga, non è possibile che nessuno sappia niente e che non si riesca a entrare in contatto con lui, almeno per sapere che la figlia stia bene. Mi aspetto una rapida relazione da parte del Governo che deve supportare l'intenso lavoro delle forze dell'ordine per risolvere positivamente il caso».
La famiglia è originaria di Aleppo, nel nord della Siria. Sulla vicenda sta indagando l'Interpol, con l'interessamento dell'ambasciata e della Farnesina. «Noi abbiamo fornito gli indirizzi dei familiari in Siria di cui siamo in possesso: i carabinieri ci assicurano che si sta facendo il possibile, io però sto sempre più male».
Le tracce di Kharat e della bimba si perdono all'areoporto di Atene, quando il 25enne siriano consegna un biglietto di ritorno nelle mani di Sabrina Colnaghi, la donna che lo aveva accompagnato, utilizzata come pedina inconsapevole per eludere i controlli alla frontiera di Malpensa. Il 19 dicembre arriva sul telefono di Alice un sms localizzato a Damasco, con cui l'ex marito conferma di aver portato via la piccola. «Lui non è in grado di occuparsi della bambina. Io non so che cosa fare, guardo il telefono e aspetto che squilli, non posso fare altro».
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