Concorezzo, 23 febbraio 2011 - Il tricolore? Un omaggio dei cinesi. Per la festa dell’Unità d’Italia che si terrà a Concorezzo un’azienda asiatica di import-export ha regalato ben 2.000 bandiere: 1.400 grandi, 40 formato XXXL e 500 più piccole da sventolare in piazza il 17 marzo. La cosa ha creato più di qualche imbarazzo nel paese, governato da Pdl e Lega. I seguaci di Bossi hanno storto subito il naso. Non è un mistero che avrebbero preferito si lavorasse il giorno dedicato all’Unità d’Italia. Adesso devono pure stare a guardare lo sventolio del «tricolore made in China». Proprio loro che hanno sempre detto «Basta produrre in Cina».

Potevano sopportare in silenzio? Mauro Capitanio, vicesindaco e assessore leghista alla Cultura e all’Identità locale, spiega il perchè del disappunto: «Ci chiediamo se quei drappi siano stati realizzati rispettando i diritti dell’infanzia». E poi: le stoffe «verde, bianco, rosso» non si potevano trovare in Brianza? Magari nella stessa Concorezzo? «Il paese già nel medioevo era famoso per la produzione di aghi e di spilli ed oggi è un polo tessile di importanza nazionale: è stato anche sede dela Frette». Da qui la reprimenda sulle pagine della Padania a Edoardo Teruzzi, piedillino, consigliere comunale incaricato di presiedere la Commissione consiliare per i festeggiamenti dell’Unità d’Italia. Lui, politico di vecchia data, non si scompone più di tanto. Intanto fa sapere che «la donazione delle 2.000 bandiere ha fatto risparmiare al Comune 2.000 euro».

Aggiunge che la partnership con gli imprenditori cinesi è nata per caso: «Stavo cercando delle aziende locali dove acquistare le bandiere. Avendo difficoltà a trovarle, ho pensato di contattare una grossa società asiatica di import export che ha sede a Concorezzo. Con mio grande stupore il direttore generale, che di nome fa Giovanni, essendo la sua famiglia in Italia da più di 20 anni, mi ha offerto uno stock di vessilli tricolore. Perché dire di no? Ci teneva a contribuire alla nostra festa». Fa il pragmatico Teruzzi: «Siamo nell’era della globalizzazione. Tutti noi abbiamo in casa un elettrodomestico e addosso un indumento cinese».

 

L'imbarazzo però è evidente a palazzo De Capitani, dove la Lega conta vicesindaco, due assessori e tre consiglieri comunali. Capitanio mette le mani avanti: «Siamo sempre stati contro le parate. Non vorremmo che quella dell’Unità d’Italia, che indubbiamente è una data storica da ricordare, diventasse una specie di festa tipo quelle per la vittoria ai Mondiali di calcio». Quel che è certo è che il 17 marzo Concorezzo celebrerà la nascita dello stato unitario. Le bandiere nazionali saranno date ai ragazzi delle prime tre classi delle elementari «e altre saranno regalate alle famiglie dagli alpini», dice Teruzzi. In programma c’è una grande sfilata, con un tripudio di tricolore: sopra gli alberi del centro storico, in mano ai bambini, su tutte le finestre e i balconi del municipio. Il tutto, grazie ai cinesi.