Bernareggio, 17 febbraio 2011 - La presa di posizione che non t’aspetti arriva dall’ex vicesindaco, Maurizio Mariani. Per lui gli autori del cartello «non si affitta agli stranieri» sono persone «coraggiose». Li difende, anzi spende parole di elogio, mentre il paese li condanna. Una sorpresa spiazzante. «Chi ha messo quell’avviso ha avuto il coraggio di dire la verità», dice con convinzione l’ex vicesindaco, ora consigliere comunale di minoranza dopo l’uscita dalla Giunta Biella. L’accusa di razzismo non lo spaventa: «Non c’entra nulla in casi come questo». La discriminazione però è evidente: «Affittasi box in questo stabile. No stranieri» recitava il cartello, con tanto di numero di telefono, affisso al civico 2 di via Padre Colombo, poi rimosso dallo stesso proprietario una volta scoppiata la bufera.

 

«Si tratta di una persona che ha avuto delle esperienze negative con affittuari non italiani, ha subito delle fregature, tutto qua», ribadisce Mariani tirando in ballo la democrazia: «Ognuno ha il diritto di cedere temporaneamente un proprio bene a chi vuole, se è per questo esistono centinaia di annunci in cui si dichiara di non voler affittare stanze ai fumatori o agli studenti: è un principio democratico, c’è libertà di scelta, è il libero mercato appunto».

 

L’ex esponente della Lega, ora capogruppo degli Indipendenti per Bernareggio, è sicuro di esprimere il pensiero di una buona fetta della società. Parla di un’ipocrisia strisciante che impedirebbe di manifestare liberamente le proprie opinioni. «Certi argomenti purtroppo sono ancora tabù. L’autore del gesto ha avuto il merito di non essere ipocrita». Mariani si riferisce a una pratica diffusa, quella di selezionare i possibili affittuari in base all’accento, scartando i non italiani con un diniego cortese e telefonico. Con una bugia, in sostanza: «Molta gente preferisce dire che il locale o il garage è già stato assegnato, quando capisce che dall’altra parte del telefono c’è un interlocutore straniero. Ecco, il proprietario del box ha voluto dire la verità, comunicando le proprie preferenze senza pelose ipocrisie». Ora l’ex vicesindaco si augura che la vicenda non finisca davanti a un giudice. «Certe questioni non vanno affrontate in tribunale: il proprietario è stato forse ingenuo, e ha tolto subito il cartello per non avere conseguenze», aggiunge dubitando che l’indignazione espressa dai concittadini sia del tutto sincera.

 

«Nessuno vuole metterci mai la faccia quando si parla di certi temi». E fa riferimento al sondaggio on line del nostro giornale, in cui la maggioranza si è dichiarata a favore del cartello discriminatorio: «Fa riflettere, significa che le opinioni in materia non sono così univoche come si vuol credere».