Monza, 25 ottobre 2010 - Nessuno ne parlava più ma tutti se l’aspettavano. Tutti, nei corridoi milanesi dell’Automobile club di Milano e nella palazzina Sias in Autodromo, sapevano che prima o poi la magistratura avrebbe fatto i primi passi.
Lo hanno fatto le Procure di Milano e di Monza. In particolare sono i magistrati di piazza Garibaldi a iscrivere nel registro degli indagati tre pezzi grossi dell’Aci Milano, fra cui ci sarebbe l’ex commissario e consigliere (dimessosi, però, due settimane fa) Massimiliano Ermolli. Indagini partite dai rappresentanti della lista "Per la trasparenza", la cordata esclusa dalla competizione elettorale del 22 luglio scorso per la scelta del nuovo Consiglio di amministrazione dell’Aci Milano (titolare del Gran premio d’Italia di Formula Uno). Con un ricorso al Tar della Lombardia per "pretese irregolarità formali", mentre con due esposti a Milano e Monza, gli esclusi hanno "rilevato comportamenti e altro che potrebbero far ravvisare delle ipotesi di reato".
A cominciare dalla "presenza di persone all’interno di questa lista (l’unica lista ammessa e quindi vincitrice, ndr) che ci sembrano più, forse, un’opera di lottizzazione a livello politico". Il candidato presidente escluso Jacopo Bini Smaghi preferisce trincerarsi dietro a un diplomatico quanto telegrafico no comment, preferendo «aspettare che la Giustizia faccia il suo corso». Tuttavia non rinuncia a ribadire che "la nostra lista si è presentata proprio per dire basta all’ingerenza della politica all’interno dell’Aci Milano".
È proprio su questo aspetto che battono i ricorrenti: sull’incompatibilità della nomina del commissario straordinario, Massimiliano Ermolli, che si è "iscritto all’Aci Milano solo in data 1 aprile 2010 - scrivono i ricorrenti - sicuramente sul presupposto e con lo scopo di potersi candidare, sebbene non risulti alcun pagamento a carico delle stesso per tale associazione (Aci Milano, ndr)"; sulla candidatura di Eros Maggioni, compagno di vita del ministro Brambilla (che ha designato il commissario straordinario), per il quale si parla di "atti di assoluto nepotismo", e su quella di Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa. Forti perplessità, messe nero su bianco negli esposti, anche davanti alla presunta corsa all’acquisto delle tessere, in particolare di quelle speciali, che sarebbe "quantomeno una strana coincidenza".
"In un solo giorno, il 15 aprile, sono state fatte 263 tessere Club, quelle cosiddette speciali, da 20 euro nelle delegazioni Aci di Arcore e Vimercate - la posizione della lista Per la trasparenza -. Due delegazioni che fanno riferimento a un unico proprietario". Nessun reato. Ma i dubbi degli esclusi si fondano sul fatto che in quelle delegazioni "normalmente si fanno circa 4 tessere club in un anno", e che "tutte quelle tessere sono state fatte guarda caso proprio il giorno prima del termine entro il quale era possibile iscriversi all’Aci per poter maturare il diritto di voto. Termine fissato nella delibera di indizione delle elezioni e che doveva essere segreto".
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