{{IMG_SX}} Villasanta (Monza), 5 marzo 21010 - Il ministero per l’Ambiente si costituirà parte civile nel procedimento per disastro ambientale e avvelenamento delle acque per lo scempio partito dalla Lombarda Petroli di Villasanta.

 

Come parte offesa intanto ieri, tramite l’Avvocatura generale dello Stato del distretto di Milano, il Ministero ha nominato un proprio consulente di parte, un esperto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per partecipare alla perizia tecnica conferita dalla Procura di Monza al geologo di Varese Giampaolo Sommaruga, che nel ‘94 si era occupato per conto della Magistratura monzese di una consulenza sui veleni dell’Acna di Cesano Maderno.

 

Anche l’avvocato Giuseppe Bana, per conto del suo assistito Giuseppe Tagliabue, il legale rappresentante della Lombarda Petroli di Villasanta indagato per violazione della direttiva Seveso sulle aziende ad alto rischio, ha nominato un proprio consulente di parte.

 

La consulenza geologica disposta dai sostituti procuratori del Tribunale di Monza Donata Costa ed Emma Gambardella, titolari dell’inchiesta sul versamento di idrocarburi nel fiume Lambro, dovrà verificare quanto petrolio è uscito dalle cisterne dell’impianto di Villasanta, quanto è stato versato nelle acque del Lambro, quanto carburante è rimasto nelle cisterne e se è stato smaltito regolarmente. Un fronte dell’inchiesta di cui si stanno occupando in particolare, come è loro competenza, gli uomini della Guardia di Finanza.

 

Il geologo dovrà poi anche verificare se la fuoriuscita ha provocato inquinamento delle falde acquifere e del sottosuolo. Per portare a termine la sua perizia il professor Sommaruga si avvarrà di laboratori specializzati in questo settore.

 

Intanto continuano gli interrogatori degli inquirenti, che ieri hanno sentito altri ex dipendenti della Lombarda Petroli di Villasanta. In tutto, sotto la lente di ingrandimento dei carabinieri di Monza, nella loro caserma di via Volturno, sono finite undici persone: le ultime quattro, ieri, comprendevano non solo gli ultimi tre dipendenti rimasti ma anche un dipendente ormai in pensione.

 

I magistrati secondo indiscrezioni ritengono di avere già chiarito dai precedenti interrogatori, tra cui quelli dei quattro operai ancora in servizio più il custode e di altri ex dipendenti, la dinamica e i tempi di quello che ormai è accertato come un atto doloso.

 

Ma l’unico particolare trapelato è che i sabotatori devono avere scavalcato la recinzione sul retro della raffineria di Villasanta per raggiungere le cisterne e aprire le valvole, un’operazione impossibile da eseguire di notte da una persona che non fosse esperta di impianti di questo genere.

 

Il problema è che attorno all’area della Lombarda Petroli - se ne stanno rendendo conto gli inquirenti - non gravitavano soltanto i suoi ultimi dipendenti, ma c’era parecchia gente di altro tipo: dagli autotrasportatori delle autobotti di idrocarburi che giornalmente entravano e uscivano dai cancelli di via Raffaello Sanzio agli addetti alla manutenzione degli impianti fino ai tecnici incaricati della bonifica dei terreni.

 

Insomma, la sensazione è che le indagini potrebbero non accontentarsi di restare focalizzate sugli ex dipendenti dell’azienda, forse non gli unici in possesso delle competenze per aprire le cisterne.

 

Nei prossimi giorni saranno inoltre sentiti ufficialmente anche i Tagliabue, già ascoltati in via informale dalla Polizia provinciale nell’immediatezza dei fatti, e i fratelli Addamiano, che sull’area dell’ex raffineria stavano realizzando il progetto di riconversione denominato Ecocity.

 

Quello che sembra ancora tutto da chiarire è il movente dell’attentato, perché e chi possa avere deciso di compiere un simile scempio. Su questi elementi le indagini proseguono a 360 gradi e tutte le ipotesi, dalla ritorsione verso la Lombarda Petroli, a quella verso Ecocity, a quella della mano della criminalità organizzata, restano aperte.

 

Intanto l’avvocato Filippo Carimati, presidente di Brianzacque, respinge con fermezza l’ipotesi di un ritardo nella segnalazione delle prime macchie nere inquinanti al depuratore. "Brianzacque sta fornendo alla magistratura tutte le informazioni necessarie alla ricostruzione dei fatti perché si arrivi quanto prima ad accertare responsabilità con l’individuazione dei colpevoli di questo grave attentato contro l’ambiente".

 

Agli inquirenti - continua Carminati -, a cui non intendiamo certo sostituirci, abbiamo comunicato dati di dettagli sulle attività da noi svolte nell’immediatezza dei fatti e nelle successive 24 ore. I tecnici del depuratore di Monza-San Rocco, che abbiamo in gestione, sono intervenuti immediatamente al primo riscontro di contaminazione anomala all’ingresso dell’impianto, mettendo in atto tutte le manovre possibili e necessarie per contenere l’onda nera fin dalle prime ore della mattina".

 

"I nostri dipendenti del settore TAI (Tutela Ambiente Idrico), allertati dal personale del depuratore, sono stai i primi a localizzare l’origine dello sversamento e a giungere all’ex raffineria di Villasanta, chiedendo l’immediato intervento della Polizia Provinciale e di ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, ndr). Tra mille difficoltà, dovute alla pericolose e critiche condizioni del luogo, hanno inoltre provveduto ad effettuare la chiusura materiale dello scarico dei liquami".