Mise in rete il video sexy di una amica 14enne: condannato a un anno e 8 mesi

La decisione della Corte d'Appello nei confronti di un 19enne monzese che aveva sfruttato l'infatuazione della ragazzina per chiederle di inviargli il filmato hot, poi messo sul web di Stefania Totaro

Una persona al computer

Una persona al computer

Monza, 23 settembre 2014 - Ha diffuso in rete il video osè dell'amica quattordicenne, ma non l'ha indotta a filmarsi in pose a luci rosse. Così hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Milano, che hanno confermato la condanna per diffusione di materiale pedopornografico ma non anche per induzione alla sua produzione, abbassando da 2 anni e 8 mesi a 1 anno e 8 mesi la pena nei confronti del diciannovenne che aveva scatenato un calvario per la ragazzina, al centro delle prese in giro di compagni, amici e conoscenti.

Il caso era scoppiato nel gennaio dell'anno scorso, quando le immagini erano apparse non solo su Facebook, ma anche su Youtube e su un sito pornografico facendo rapidamente il giro tra i ragazzi della Monza bene. All'epoca il protagonista di questa squallida vicenda aveva da poco compiuto 18 anni. E' stato lui, il bello della compagnia, a dire alla quattordicenne che si era presa una cotta di girare il video sexy e di mandarglielo. Naturalmente promettendole la privacy più assoluta. Invece, con la complicità di un amico minorenne, che si sarebbe preso la briga di 'lanciare' il filmato della ragazzina sul sito di diffusione di video giovanili e sul sito pornografico (per lui è in corso il processo al Tribunale per i minori di Milano) la vita della ragazzina era precipitata nel baratro della derisione e degli insulti. In lacrime la quattordicenne si era rivolta ai genitori ed era partita la denuncia. Lo scorso novembre il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Milano Claudio Castelli (i reati relativi alla pedopornografia sono di competenza della giustizia del capoluogo) aveva condannato il diciannovenne a 2 anni e 8 mesi di reclusione per induzione alla produzione e diffusione di materiale pornografico, riconoscendo ai familiari della vittima (che nel frattempo è andata a studiare all'estero per lasciarsi questa storiaccia alle spalle) una provvisionale sul risarcimento dei danni. Ora invece la Corte di Appello di Milano, su richiesta dello stesso rappresentante della Procura generale, ha ritenuto il diciannovenne responsabile soltanto di avere diffuso il filmato incriminato, ma non anche di avere indotto la ragazzina a filmarsi. Risultato: un anno di condanna in meno, 1 anno e 8 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna sul certificato penale in quanto l'imputato ha meno di 21 anni. "Rispettiamo il provvedimento della Corte di Appello e alla luce della lettura delle motivazioni della sentenza valuteremo se ricorrere alla Corte di Cassazione - commentano gli avvocati Roberta Succi e Francesco Laratta, difensori di parte civile - E' ovvio che in queste vicende ci rimettono tutti i ragazzi coinvolti, ma è importante non abbassare la guardia perchè questi fatti non accadano più".