Cutullé, la famiglia dei sogni che dà del "tu" alle star di Hollywood

I monzesi Cutullé da trent'anni lavorano come impresari di musicisti e star

Franco Cutullé con Sylvester Stallone

Franco Cutullé con Sylvester Stallone

Monza, 15 ottobre 2017 - Quella della famiglia Cutullé è una storia poco nota eppure a suo modo eccezionale. A cominciare dal cognome: se su documenti e citofono è riportato infatti il cognome Cutullé, per il mondo dello star system internazionale, loro sono solo i “Catullé”. Papà Franco (15/1/1944 - 1/1/2017), il fondatore, la moglie Cristina Piazza e il figlio Andrea, che ancora portano avanti la società, devono il loro nome, storpiato volontariamente, a nientepopodimeno che… Mike Bongiorno. Che volle chiamarli, in arte, proprio così. «Fu lui, il grande Mike Bongiorno, a voler chiamare mio marito con il nome Catullé, gli piaceva di più, e dal gioco scherzoso di quelli che sarebbero diventati due grandi amici si è arrivati a farne il nostro nome… d’arte», svela Cristina Piazza. Oggi mamma Cristina e il figlio Andrea portano avanti la The International Artist Entertainment Management Production, una delle agenzie artistiche più quotate. Se vedi un artista di fama internazionale sulle televisioni nazionali (ma anche estere!), molte volte ce l’hanno portato loro. Una famiglia delle meraviglie - i Cutullé-Catullé - impresari di razza.

Raccontiamo.

"Mio marito Franco - primo di sei figli, di origini umilissime - emigrò con la sua famiglia da Catanzaro quando aveva appena dieci anni. Faceva di tutto, lavorava giorno e notte, consegnava il pane, faceva ogni genere di lavoretto per sbarcare il lunario...".

E lo spettacolo?

"Cominciò da ragazzo a collaborare con un’importante agenzia di spettacoli, la Nando De Gradi di Milano".

E Mike Bongiorno?

"Fu l’incontro casuale che, nel 1976, cambiò la vita di entrambi. Mike era appena sbarcato dall’America, la sua storia la conosciamo tutti: lavorava già in radio negli Stati Uniti e voleva provare a sfondare anche in Italia. Chiese aiuto a mio marito e lui, che aveva fiutato un cavallo di razza, cominciò a infilarlo in tutte le serate che riusciva a organizzare. La carriera di Mike Bongiorno era partita".

E nulla poteva arrestarla.

"Fondarono assieme la International Artist, anche Mike aveva fiuto. Abbiamo ancora il primo contratto".

Da lì la fortuna arrivò per entrambi i... soci.

"Con la televisione soprattutto: prima alla Rai, poi alla Fininvest e a Mediaset. E mio marito era lì per ogni contratto".

Poi Cutullé ebbe la grande intuizione.

"La musica: tanti immigrati calabresi in America cominciarono a chiedergli di portargli un po’ di musica italiana. E mio marito iniziò a portare i più grandi artisti oltre oceano: oggi sembra normale, ma all’epoca fu il primo a farlo. I teatri più prestigiosi, a cominciare dal Madison Square Garden, presero a ospitare i nostri cantanti".

Nomi importanti,

"Celentano, Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Toto Cutugno, Al Bano e Romina Power, Bobby Solo, Renato Zero, Mario Merola, i Ricchi e Poveri... difficile ricordarli tutti. E anche viceversa, Frank Sinatra e Liza Minnelli vennero in Italia con mio marito".

Nel frattempo la International Artist, rilevata solo da suo marito, ha mutato pelle.

"Negli anni ’90 c’è stata un’altra rivoluzione, nata dalla seconda intuizione di mio marito: Hollywood. Vale a dire andare a contattare i grandi attori e portarli come ospiti in Tv in Italia".

Dal Festival di Sanremo in avanti...

"La prima volta fu nel 1991 con Sylvester Stallone ai Telegatti".

Basta dare un’occhiata alle pareti di casa Cutullé...

"Ci sono le foto autografate di alcuni dei grandi ospiti che abbiamo portato in Italia: Stallone, Schwarzenegger, Andy Garcia, Travolta, Sharon Stone, Harrison Ford, Bruce Willis, Henry Winkler... e tutto il cast di Happy Days".

Da impresari di spettacolo, Franco Cutullé e famiglia sono diventati manager. Differenze fra Usa e Italia?

"La professionalità e la serietà. La cosa più difficile non sono i soldi a disposizione, anche se ormai sono sempre meno, ma convincere gli artisti stranieri a venire da noi: vogliono conoscere il progetto, capire da chi vanno, chi li intervista, se non rischiano di essere messi in ridicolo...".

Capricci delle star?

"A volte, c’è chi pretende in albergo solo asciugamani di un determinato colore, gomme da masticare soltanto alla frutta, autisti che non utilizzino il profumo. Ma c’è anche tanta professionalità e tante sorprese".

Tipo?

"Jennifer Lopez: costa tanto ma ha avuto grande disponibilità".

Difficoltà?

"La credibilità, in Italia non ne abbiamo molta, specie negli ultimi anni. Ci vogliono pazienza, diplomazia, sensibilità e non bisogna arrabbiarsi mai".

Imprevisti?

"In Italia mi hanno appena fatto contattare una star del cinema francese e all’ultimo momento il committente ha cambiato idea: molto imbarazzante, e soprattutto difficile da spiegare.

È anche capitato che all’ultimo momento una grande star di cui ovviamente non posso fare il nome abbia dato forfait mandando il proprio certificato medico… Non ci credeva nessuno, eppure era vero: dovette togliere l’appendice!".

Cosa dà la felicità in un mestiere come il vostro?

"Quello che ti lasciano alcune delle persone che incontri, le storie di riscatto che si nascondono dietro la loro esistenza".

Un esempio?

"La presunta inavvicinabile Lopez viene dai sobborghi e non lo ha dimenticato. Stallone rubava radio. E poi Myke Tyson…".

L’ex campione di boxe?

"L’ho portato un anno fa per un’intervista da Bonolis. Si è rivelato una persona di dolcezza e gentilezza infinite. Un personaggio come lui, che proviene da una storia di grande sofferenza, ha conservato una grande umanità. Ricordo in particolare un episodio...".

Prego.

"Ce ne stavamo andando, lui era già salito sul taxi, ed è arrivata tutta trafelata una ragazzina, voleva farsi un selfie con lui. Bene, Mike è sceso subito dall’auto, si è fatto la foto e alla ragazza intimidita ha detto: ricorda che io sono qui proprio per persone come te!".

Ultimi colpi?

"Dopo la cantante Anastacia che settimana scorsa è venuta a portare la propria testimonianza di donna guarita dal cancro per sensibilizzare sull'importanza della prevenzione al tumore al seno, oggi sono alle prese con Carl Lewis: il Figlio del Vento, pluricampione olimpico di atletica leggera, è con loro in queste ore a MIlano per una trasmissione televisiva".