Martedì 23 Aprile 2024

Poste, cade la scure sulla Brianza. Chiuderanno sei uffici nei paesi

Allarme dai sindacati per il piano. Previsti anche orari a singhiozzo di Antonio Caccamo

Un postino (Radaelli)

Un postino (Radaelli)

Monza, 28 gennaio 2015 - Prima erano solo voci. Ora c’è la certezza della sforbiciata agli uffici postali. I tagli non risparmieranno la Brianza e i suoi paesi.Il piano di riorganizzazione nazionale, comunicato in questi giorni da Poste Italiane, prevede per la Lombardia la chiusura definitiva di 65 uffici postali e l’apertura a giorni alterni per altri 120 punti sparsi in tutte le province Per la Brianza si parla di 5,6 soppressioni «ma non abbiamo il numero preciso ne conosciamo gli uffici coinvolti. Si parla comunque di piccole sedi che nella Brianza sono numerose e offrono un servizio utile, irrinunciabile, a tutto vantaggio delle persone più deboli», dice Mario Bellofiore, segretario generale della Cisl Slp di Monza e Brianza.

I sindacati preparano la mobilitazione contro il piano di razionalizzazione presentato dall’ad di Poste italiane, Francesco Caio, il cui senso si comprende meglio se lo si inserisce nel percorso di privatizzazione dell’azienda. In Italia sono più di mille gli uffici postali finiti nella lista nera stilata da Poste Italiane, in quanto considerati antieconomici sulla base di un’analisi effettuata sul rapporto costi-ricavi di ciascuno di essi.

A livello nazionale sono 465 gli uffici destinati alla chiusura e 608 quelli che saranno razionalizzati, ovvero ridimensionati negli orari e nelle strutture. «Questo programma di interventi è riferito agli anni 2013/14, per cui ne potrebbero seguire altri in conseguenza del piano d’impresa 2015/2019 – afferma Giuseppe Marinaccio, segretario generale Cisl Poste Lombardia -. Non possiamo che esprimere tutta la nostra contrarietà e le nostre perplessità verso un progetto che penalizza fortemente parte del territorio lombardo con pesanti ricadute anche occupazionali». La Cisl poste Lombardia ha inviato una lettera ai sindaci dei Comuni interessati nella nostra regione ed al presidente dell’Anci Lombardia, «dichiarando tutta la nostra disponibilità ad affrontare assieme le problematiche evidenziate e le possibili azioni di intervento».

In Lombardia l’azienda conta circa 21mila dipendenti e 2.100 uffici postali, di cui 10mila in Banco Posta. «Un’azienda che da otto mesi è ferma, paralizzata – sottolinea Marinaccio –. La situazione, a fronte di piano d’impresa 2015 che si limita a sole enunciazioni, è diventata più insostenibile». Tra i problemi aperti, il sindacato cita quello degli organici insufficienti per consentire la copertura delle postazioni di sportello, delle sale consulenza, dei corner di Poste Mobile e dei ruoli specialistici. «Sono circa 600 i lavoratori usciti nel 2013/14 in Lombardia per pensionamenti ed esodi incentivati – almeno altri 400 sono previsti per il 2015 - e circa 220 i part-time in attesa di passare al full-time». Altri 500 lavoratori con contratto a tempo determinato sono impiegati nel recapito ed nello smistamento. Cisl Poste parla anche di «strumenti di lavoro inadeguati, sistemi informatici spesso in tilt, dotazione degli uffici scarsa ed obsoleta».