Desio, baby gang di 13enni mette a soqquadro l’oratorio e si fa bella su Youtube

Filmato di 4 minuti, tra bestemmie e finte risse, con tanto di preambolo ironico, «non si dicono le bestemmie in oratorio!». Poi il video viene caricato online di Alessandro Crisafulli

Bulli in azione a Desio

Bulli in azione a Desio

Desio, 7 febbraio 2015 - Bestemmie, ripetute, urlate, esibite. Con tanto di preambolo ironico, «non si dicono le bestemmie in oratorio!». E poi, le urla, le finte ma pericolose scazzottate, le sedie brandite in aria, la musica a tutto volume, le parolacce, il danneggiamento dei calcio balilla. E molto altro. Il salone dell’oratorio messo metaforicamente a «ferro e fuoco». Un film dell’orrore che i protagonisti, non paghi di quanto fatto, hanno deciso di mettere anche su web, su youtube. O, meglio, da quanto è chiaro osservando le immagini e ascoltando le parole, hanno proprio girato quelle scene, così stupide, proprio per poi rivedersele – rivedersi – sul computer.

Bulli in azione a Desio

Una baby gang tutta di ragazzini stranieri, in gran parte magrebini, quella che nei giorni scorsi è entrata in azione nella parrocchia di San Giovanni Battista di Desio. In particolare nel salone dell’oratorio, quello dove bambini e ragazzi trascorrono il tempo libero, tra calcetti, ping-pong, biliardo e un angolo bar. Qui, il gruppo ha potuto scorazzare a proprio piacimento, indisturbato, per parecchi minuti. Senza il minimo controllo. Nel filmato, infatti, che dura 4 minuti, pubblicato martedì 3 febbraio, appaiono da soli nel salone, con le porte chiuse. Fuori, una bella giornata luminosa. Dentro, loro, che si sentono sereni e tranquilli di poter fare ciò che vogliono, senza la minima educazione, il minimo senso civico, il minimo rispetto del luogo, delle strutture, delle attrezzature.

La scena comincia con i ragazzi – tutti tra i 12 e i 13 anni, frequentano le scuole medie della città – che stanno giocando ai calcio balilla. Normale? Sì, per pochi secondi. Poi inizia lo «show», accuratamente studiato nella sua cornice, poi improvvisato nei suoi contenuti. Una sorta di cameramen-presentatore, un ragazzo marocchino, che poi lascia la telecamera (probabilmente un normale smartphone) e poi ne combina anche lui di tutti i colori. Altri due o tre coetanei, che si esibiscono nel peggio. Mentre solo un paio di ragazzi, all’apparenza pakistani, continuano a giocare, piuttosto passivi. «Oggi abbiamo la grande serata all’oratorio San Giovanni Battista», esclama il presentatore, in piena euforia da ragazzata, presentando poi per nome i protagonisti del «film».

Quindi, ecco scene di ordinaria follia adolescenziale, con mini risse a calci e pugni, con tanto di incitamento, gestacci verso l’occhio elettronico, schiamazzi, colpi contro i calcetti e salti sopra gli stessi. Il tutto a ritmo di musica da discoteca a tutto volume e con l’intermezzo di bestemmie. Un video che sicuramente farà discutere e creerà scompiglio, in città, dove tante sono le iniziative in corso da parte del Comune e delle scuole, da alcuni anni, per scoprire e prevenire il fenomeno del bullismo e del cyber bullismo (cioè quello legato al web e ai social network). Ma anche e soprattutto nella parrocchia coinvolta, suo malgrado, in questo episodio inqualificabile.

Un computer (Ap)

Una parrocchia che funziona, con grande partecipazione, con molte iniziative positive, grande attenzione alle famiglie e ai più deboli, un grande senso di comunità dimostrato con le numerose azioni di solidarietà. Ma dove c’è quel «buco nero» di quattro minuti a cui bisognerà dare qualche spiegazione. E che bisognerà, in futuro, prevenire meglio. «Inquietante». È con questo aggettivo molto eloquente che solo poche settimane fa, Franca Biella, assessore ai Servizi alla persona e alla famiglia del Comune, definiva lo scenario del rapporto tra i bambini e i social network in città. Un aggettivo che deriva da dei riscontri oggettivi, «è lo spaccato che abbiamo riscontrato dai progetti che abbiamo attivato in questi anni nelle scuole per parlare coi ragazzi di questi aspetti – spiegava l’assessore -, uno scenario davvero preoccupante che ci ha spinto a investire nella direzione di prevenire situazioni di rischio».

Da qui la nascita del progetto «Account a Voi», rivolto ai genitori, che riguarda tutte le scuole primarie della città (2mila gli alunni che, indirettamente ne beneficeranno) e sta riscuotendo un ottimo riscontro, con numeri oltre le previsioni. La testimonianza che si tratta di un problema reale e sentito dagli stessi genitori. La testimonianza che c’è molto da lavorare perchè quelli che possono sembrare essere solo dei casi isolati non abbiano ulteriori repliche.