Omicidio Vivacqua, dalla "soffiata" di un informatore la pista della vendetta familiare

"La svolta nelle indagini è arrivata da una fonte confidenziale che ha indicato il movente, i protagonisti ora imputati e le attività preparatorie all’omicidio" di Stefania Totaro

Omicidio Vivacqua (Brianza)

Omicidio Vivacqua (Brianza)

Desio (Monza e Brianza), 27 gennaio 2015 - Da una «soffiata» la pista di indagine decisiva sull’omicidio di Paolo Vivacqua. È un luogotenente dei carabinieri di Desio a rivelarlo al processo davanti alla Corte di Assise di Monza per la morte del «rotamat» milionario siciliano ucciso il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio. Dopo avere valutato ed escluso una lunga serie di moventi (il regolamento di conti per prestiti fatti a presunti esponenti della ‘ndrangheta, per uno sgarro ai compari siciliani, per questioni sentimentali con la nuova convivente), alcuni sollevati a loro volta da «soffiate», la pm Donata Costa ritiene di avere individuato nel movente della vendetta e degli interessi economici in famiglia la pista giusta e ha portato sul banco degli imputati quelli che ritiene i mandanti dell’omicidio: la moglie della vittima Germania Biondo (che Paolo Vivacqua aveva lasciato per andare a vivere con una giovane romena, Lavinia, da cui ha avuto un bambino e che, oltre all’affronto, temeva di perdere il patrimonio dell’imprenditore) e il suo presunto amante, Diego Barba, che invece voleva vendicarsi di Paolo Vivacqua per essere stato aggredito in Sicilia dal rotamat per convincerlo a stare alla larga dalla moglie.

Secondo l’accusa i due si sarebbero rivolti come intermediario a Salvino La Rocca, collega di Diego Barba, che avrebbe assoldato, con la promessa di 60mila euro, i due presunti killer Antonino Giarrana e Antonino Radaelli. Gli imputati sono tutti ancora detenuti in carcere: Germania Biondo, Diego Barba e Salvino La Rocca sono stati arrestati per l’omicidio di Paolo Vivacqua, mentre Antonino Giarrana e Antonino Radaelli si trovavano già in carcere per scontare rispettivamente la condanna all’ergastolo e a 18 anni di reclusione inflitte loro in primo grado per l’omicidio della consuocera di Vivacqua, Franca Lo Jacono, uccisa nel giugno 2012 a coltellate nel garage del suo appartamento a Desio per farsi consegnare il «tesoretto» che avrebbe custodito per Vivacqua.

«La svolta nelle indagini è arrivata da una fonte confidenziale che ha indicato il movente, i protagonisti ora imputati e le attività preparatorie all’omicidio - ha spiegato il luogotenente dell’Arma -. Le informazioni erano analoghe a quelle di un’altra fonte confidenziale, allora abbiamo deciso di analizzare il traffico telefonico dei vari personaggi dal settembre al novembre 2011 con un sistema informatico innovativo che fa emergere gli eventuali collegamenti. È emersa una relazione sentimentale tra Germania Biondo e Diego Barba, che usavano un’amica della donna come intermediaria per recapitare i messaggi. Poi uno scambio di messaggi tra un conoscente di Giarrana e Radaelli che frequentava lo stesso bar di Desio sul prestito di un ciclomotore che sarebbe stato usato dai due per l’omicidio». Questo movente non sta in piedi, invece, per la difesa degli imputati, che si battono per l’assoluzione.