Desio, nuove condanne per l'omicidio di Franca Lo Jacono

L'ergastolo a Antonio Giarrana ridotto a 30 anni e la stessa pena per Antonino Redaelli che in primo grado aveva ricevuto 18 anni. La donna era la consuocera dell'imprenditore Paolo Vivacqua, ucciso nel suo ufficio

Il  luogo dell'omicidio di Franca Lo Jacono

Il luogo dell'omicidio di Franca Lo Jacono

Desio (Monza), 28 gennaio 2015 Per l'omicidio della consuocera di Paolo Vivacqua, in secondo grado un ergastolo diventa una condanna a 30 anni, ma la condanna a 18 anni sale fino a 30 anni di reclusione. E' la sentenza decisa dalla Corte di Appello di Milano per l'assassinio di Franca Lo Jacono, la pensionata sessantenne uccisa a coltellate nel giugno 2012 all'interno della sua auto nel garage della sua abitazione a Desio.

Nel processo con il rito abbreviato di primo grado il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci aveva condannato rispettivamente all'ergastolo e a 18 anni di reclusione Antonio Giarrana e Antonino Radaelli, gli stessi uomini raggiunti in seguito dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere come esecutori materiali del delitto dell'imprenditore siciliano trucidato con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio nel novembre 2011 e che ora sono sotto processo davanti alla Corte di Assise di Monza sempre come esecutori materiali del delitto insieme ai presunti mandanti dell'omicidio, la moglie dell'imprenditore Germania Biondo, il presunto amante Diego Barba e il presunto intermediario Salvino La Rocca. Con Giarrana e Radaelli era stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione 'il palo' della banda Raffaele Petrullo. Solo per lui i giudici d'appello hanno confermato la pena, mentre hanno fatto scendere a 30 anni quella per Giarrana, aumentando pero' di 12 anni la condanna per Radaelli.

Le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni. Ma a presentare ricorso in appello erano stati i difensori degli imputati, che sempre hanno sostenuto la loro innocenza. Secondo l'accusa, Antonio Giarrana era quello che frequentava gente di Ravanusa in provincia di Agrigento, paese di origine dell'imprenditore desiano ucciso e che avrebbe ricevuto la 'soffiata' sul 'tesoretto' milionario di Paolo Vivacqua custodito dalla consuocera, ritenuto uno degli esecutori materiali del delitto insieme ad Antonino Radaelli, che si era fatto medicare una ferita ad una mano al pronto soccorso dell'ospedale di Desio insospettendo i carabinieri.

Sottoposto a fermo a poche ore dall'omicidio anche Raffaele Petrullo, che aveva ammesso di avere fatto da 'palo'. La sera della sua morte Franca Lo Jacono era entrata alla guida della sua auto nel garage della sua abitazione in via dei Mariani a Desio dove, secondo la ricostruzione del delitto fatta dai carabinieri, sarebbe stata minacciata con una pistola, picchiata e torturata a coltellate fino ad ucciderla con l'intento di farsi confessare dove la consuocera di Vivacqua tenesse una borsa piena di soldi appartenuti all'imprenditore assassinato, quei 6 milioni di euro ricavati da Paolo Vivacqua dalla vendita dei terreni .