Giovedì 18 Aprile 2024

Spacciatore ucciso a fucilate a Cavenago: caduto nella trappola dei suoi clienti in un bosco

I due tossicodipendenti di Moscazzano, 23 e 28 anni, avevano attirato il pusher marocchino con il pretesto di vendergli un fucile, ma in realtà volevano rubare alcuni etti di droga pesante. Il marocchino ucciso con un colpo alla nuca

Il ritrovamento del cadavere di Moustapha Delloufi a Cavenago Brianza

Il ritrovamento del cadavere di Moustapha Delloufi a Cavenago Brianza

Cavenago (Monza e Brianza), 29 gennaio 2015 - Un morto, due tossicodipendenti in carcere e il cugino della vittima sparito dall'Italia. E' questo il bilancio, per ora, dell'indagine dei carabinieri che dopo tre mesi sono riusciti a risalire ai due responsabili dell'omicidio di uno spacciatore, il marocchino Mustapha Delloufi, 43 anni, avvenuto a novembre nei boschi fra Cavenago e Cambiago. A finire in manette sono due italiani, un 23enne e un 28enne, residenti nel cremasco. Un delitto maturato in ambienti di droga, quella pesante che i due volevano rubare al loro pusher poi ucciso con un colpo di fucile alla nuca. A entrare in azione sono stati i carabinieri di Monza, in collaborazione nell'esecuzione con i militari di Crema.

Il corpo di Delloufi fu trovato il 7 novembre nei boschi di Santa Maria in Campo di Cambiago da un cercatore di funghi. Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal sostituto procuratore Silvia Perrucci della procura di Milano, dopo essersi dirette sui cacciatori che, frequentando la zona boschiva, potevano essersi imbattuti nella vittima, si sono poi concentrate sull'ambiente criminale dello spaccio di cocaina ed eroina, che vede protagonisti soprattutto pusher magrebini.

I carabinieri di Monza hanno acquisito informazioni dagli assuntori abituali di stupefacente, che hanno confermato di conoscere il marocchino. I militari hanno inoltre identificato gli acquirenti che, nei minuti immediatamente precedenti all'omicidio, avvenuto alle 13 circa, avevano avuto contatti con Delloufi.

In particolare, uno di essi, un tossicodipendente italiano che si era prestato in passato ad accompagnare lo spacciatore ed il cugino con la vettura in alcuni loro spostamenti, ha riferito di aver ricevuto una telefonata proprio dal parente della vittima che, molto agitato, gli aveva chiesto di andare subito a prendere a Cambiago. Giunto sul posto e, fatto salire il parente della vittima a bordo della propria auto, il cugino aveva confidato all'acquirente di essere sfuggito ad un agguato di due italiani, mentre la stessa fortuna non era toccata a Delloufiche invece era stato colpito da un colpo di fucile.

Questi elementi hanno quindi consentito all'Arma monzese di restringere il campo di ricerca ad alcuni tossicodipendenti che si recavano a Cambiago da altre province. Anche grazie all'esame dei nomi di tutti i soggetti sottoposti a controllo di polizia nell'area e segnalati quali assuntori di droga, gli investigatori hanno indirizzato la propria attenzione su Diego C., ventottenne di Crema, residente a Moscazzano (CR), operaio in una vicina ditta di Credera Rubbiano (CR), già noto per modesti precedenti penali in materia di stupefacenti, per guida sotto l'effetto di droga e per reati contro il patrimonio.

Controllando il soggetto, i carabinieri hanno accertato che, durante l'orario in cui era stato commesso l'omicidio, non si trovava sul luogo di lavoro, bensì a Cambiago, dove si era intrattenuto per quasi un'ora. Le successive indagini hanno portato nel mirino dei militari anche un altro soggetto legato a Diego C., Stefano Andrea B., ventitreenne, anch'egli residente a Moscazzano (CR) e operaio, incensurato.

Le verifiche condotte hanno premesso di attribuire ai due l'esecuzione dell'agguato: questi si erano recati nel bosco di Cambiago, fingendo di voler comprare della droga e facendo credere a Delloufi e al cugino di voler vendere loro il fucile che Diego C. portava con sè. La stessa arma che invece è poi servita per uccidere Delloufi, quando il tentativo di derubare gli spacciatori di alcuni etti di una droga pesante ha suscitato la reazione della vittima.

Gli accertamenti sull'arma utilizzata per il delitto hanno inoltre evidenziato che, benché il padre di Diego C. detenesse regolarmente alcuni fucili da caccia all'interno dell'abitazione, nella quale conviveva con il figlio, ne deteneva clandestinamente altri tre, tra cui quello utilizzato per l'omicidio. Il cugino di Delloufi risulta irreperibile, in quanto ha lasciato il territorio nazionale, e i due arrestati sono attualmente detenuti presso il carcere di Opera, a disposizione dell'autorità giudiziaria.