Morta prima di nascere, prosciolti i due medici

La tragedia all'ospedale di Carate Brianza nel giugno 2013. Secondo il gip non ci sarebbero stati comportaamenti sbagliati da parte dei ginecologi di Stefania Totaro

Immagine di repertorio

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Carate Brianza, 20 settembre 2014 -  Erano indagati per omicidio colposo per la morte di un feto prima della nascita. Per questa vicenda, accaduta nel giugno 2013 a una donna di 37 anni all’ospedale di Carate Brianza, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Alfredo De Lillo, su richiesta dello stesso pm della Procura di Monza Walter Mapelli, ha disposto l’archiviazione della pesante accusa inizialmente contestata nei confronti di A.P., il medico che seguiva la gravidanza al reparto di ginecologia ed ostetricia e di V.M., l’allora primario del reparto a cui la donna si era rivolta per dei controlli privati. La trentasettenne, originaria dell’Est Europa ma residente in Brianza, già madre di due figlie e con alle spalle due aborti spontanei, era arrivata quasi alla fine della gravidanza quando, dopo 9 giorni dall’ultima visita privata in cui il primario aveva inutilmente tentato la manovra per girare il feto di sesso femminile che era posizionato di traverso nella pancia della mamma, aveva smesso di sentire i movimenti della piccola e si era recata all’ospedale di Carate Brianza, dove era stata diagnosticata la morte endouterina del feto, che era stato fatto nascere purtroppo già senza vita. La mamma aveva deciso di presentare denuncia ai carabinieri e ne era derivato un fascicolo aperto dalla Procura di Monza con l’ipotesi di accusa di omicidio colposo. Il pm aveva disposto una perizia medico legale che ha però concluso per l’assenza di comportamenti errati da parte dei due medici indagati. «Non si sono identificati elementi di censura a capo agli operatori sanitari nell’assistenza prestata alla signora né nel corso della gravidanza né in occasione del ricovero presso l’ospedale di Carate Brianza - hanno scritto i periti nella loro consulenza -. In merito alle visite eseguite in regime privato e alla manovra di girare manualmente il feto, è trascorso troppo tempo dalla visita al decesso».

stefania.totaro@ilgiorno.net