Scandalo Sanità, Maroni: "Ben vengano tutte le inchieste"

Il governatore a Vimercate dopo lo scandalo dentiere.

Maroni in ospedale

Maroni in ospedale

Vimercate (Monza e Brianza), 10 marzo 2016 - "Stanno reagendo allo choc. Quanto fatto dai colleghi è stato motivo di turbamento, ma la struttura non sbanda. Il personale vuole andare avanti".

Lo scandalo dentiere visto dal governatore Roberto Maroni, dopo due ore vis-à-vis con medici, infermieri, impiegati e volontari dell’ospedale di Vimercate. Un colloquio denso di significati quello di ieri pomeriggio: "Non conta tanto la mia presenza, ma il clima di fiducia che ho trovato. Sono venuto per dire a tutti una cosa che potrebbe sembrare scontata: la Regione c’è".

Accanto al presidente, il direttore generale Pasquale Pellino, che si è ritrovato la patata bollente sulla scrivania, solo un mese dopo la nomina che l’ha portato sulla poltrona di Pietro Caltagirone, a sua volta coinvolto nell’inchiesta sul monopolio instaurato da Maria Paola Canegrati, la zarina delle poltrone dentistiche, frutto, secondo la procura di Monza, di mazzette e favori, di cui hanno beneficiato i dirigenti coinvolti a vario titolo: Anna Maria Gorini, Antonietta Roselli e il provveditore Gennaro Rizzo.

Il suo ufficio è poco prima dell’auditorium dove si è tenuto l’appuntamento con il presidente, era vuoto dopo la sospensione dall’incarico, scattata per lui come per gli altri inquisiti. Maroni sa che i servizi odontoiatrici potrebbero essere la punta dell’iceberg di una serie di gare da passare ai raggi X: "Ben vengano gli esposti, vogliamo essere controllati", ha detto commentando le denunce sul reclutamento degli infermieri e la riabilitazione, le ultime bombe che potrebbero rivelare nuovi affari sporchi in corsia. "Abbiamo ricevuto altre segnalazioni", rivela il presidente. Su Vimercate? "Sì, ma non solo". Maroni sa che lo scandalo che ha travolto anche Fabio Rizzi, suo braccio destro e compagno di partito, potrebbe non essere finito qui.

Un fallimento dei sistemi di controllo? "No, le nostre agenzie anti-tangenti verificano che le norme siano rispettate formalmente, se però dietro c’è un accordo sottobanco, la situazione sfugge. E non potrebbe essere altrimenti: noi non possiamo intercettare controllori e controllati, come fa invece la magistratura. È così che gli inquirenti hanno portato alla luce il malaffare: ascoltando per tre anni le persone coinvolte parlare al telefono".

Come se ne esce? "Puntando sulla prevenzione, accentrando le gare in un’unica struttura regionale, eliminando tentazioni locali". E quando è troppo tardi si può contare sulla denuncia dei colleghi. "Abbiamo appena varato misure di protezione per chi ci segnala irregolarità dall’interno delle strutture, gli esposti fondati verranno presentati in Procura e faremo in modo che chi li ha scritti non subisca ritorsioni anche dai superiori".

Sul destino dei funzionari infedeli, se condannati, il governatore è chiaro: "Per ora sono stati sospesi, se dovessero risultare colpevoli, basterebbe far valere la legge. Le norme sui licenziamenti esistono e sarebbero applicate".