L'investigatore privato nella Brianza nascosta: "Corna e soldi di mestiere scopro segreti"

L'investigatore privato Luciano Ponzi parla del suo lavoro e della Brianza nascosta

L'investigatore privato Luciano Ponzi

L'investigatore privato Luciano Ponzi

Monza, 12 giugno 2016 - L'imprenditore è facoltoso. E molto anziano, ha ottant’anni suonati. Dopo una vita – da buon brianzolo – a lavorare e accumulare quattrini, però, decide di spassarsela un po’... con una bella ragazza. Decisamente più giovane di lui. E molto, molto disponibile. "Il problema è che dietro questa ragazza, originaria dell’Est europeo, c’era una vera e propria associazione a delinquere. E quando i futuri eredi dell’imprenditore si sono resi conto che quella donna stava erodendo il suo patrimonio... beh, si sono rivolti a noi".

L’investigatore privato Luciano Tommaso Ponzi, 45 anni, - stirpe di “segugi” avviata dal celeberrimo Tom Ponzi, suo zio e padrino - entra in gioco così, per l’ennesima volta anche nel territorio brianzolo, da sempre miniera di lavoro per la sua agenzia investigativa. "La nostra agenzia – la Luciano Ponzi Investigazioni - ha sedi a Brescia, Verona e presto anche a Milano ma con la Brianza abbiamo un rapporto privilegiato, ci abbiamo sempre lavorato tanto: segreti industriali violati, episodi di concorrenza sleale, recupero crediti per ditte che rischiavano di fallire... e, come dappertutto, questioni di infedeltà coniugali... anche se negli ultimi tempi soprattutto a interessare non è tanto la fedeltà del compagno o compagna, quanto tentare di capire come riuscire a ottenere un assegno di mantenimento migliore".

Insomma, i brianzoli non si smentiscono mai. "(ride) forse sì, ma è una dinamica sociale ormai comune di questi tempi in cui non si cerca tanto di salvare il matrimonio, quanto di non pagarne troppo le conseguenze dal punto di vista economico". Raccontiamo un po’ della Brianza e dei suoi crucci con i “danée”.. "Il recupero crediti, ultimamente, da queste parti è diventato il nostro cavallo di battaglia, perché soprattutto in questi anni, ci sono aziende che con la crisi si sono ritrovate costrette a chiudere i battenti". La crisi fa male. "E poi in un territorio così ricco di aziende come questo, le fughe di formule e di procedimenti di lavorazione e la difesa della proprietà intellettuale sono un settore sensibile". Esempi? "Ricordo un’azienda brianzola, una multinazionale, che aveva deciso di salvarne un’altra più piccola in crisi, l’aveva risollevata prima che fallisse, risanata e rilanciata... salvo poi accorgersi che il titolare di quell’azienda...". Cosa? "...aveva approfittato della situazione per andare a fondare di nascosto un’altra azienda concorrente in Svizzera... Lo abbiamo scoperto proprio studiando i suoi movimenti, visto che in Svizzera si recava con frequenza sospetta". Torniamo al mestiere di investigatore. Nell’immaginario comune la gente vi immagina avvolti da un certo romanticismo... "E invece dobbiamo allontanarci dagli stereotipi letterari o cinematografici, non siamo Perry Mason o Sherlock Holmes... anche per riconoscere la giusta professionalità al nostro mestiere". Che è dannatamente serio... "Chi viene da noi ha problemi, magari ci pensa per anni prima di rivolgersi a noi, e noi da quel momento diventiamo il suo confessionale". Cosa chiede la gente, oggi? "Al 30 per cento, questioni di corna". Scenari nuovi? "C’è gente che ci viene a chiedere di leggere i messaggi WhatsApp e Facebook del coniuge, ma è illecito. Si può scoprire comunque molto con altri strumenti come foto, filmati o localizzatori satellitari". La legge sulla privacy vi ha danneggiati? "Non particolarmente. La nostra figura ha sempre faticato a farsi riconoscere, non abbiamo un albo né mai ci sarà concesso, abbiamo solo una federazione, la Federpol: fino al 2010 non eravamo né carne né pesce, ci si basava su un Regio decreto del 1931 e anche un banale pedinamento poteva diventare un problema. Da sei anni però le cose sono migliorate grazie a un Decreto ministeriale che ha finalmente regolamentato la nostra attività". E quindi? "Ci è concesso ad esempio l’uso della tecnologia satellitare, a patto di rispettare determinati requisiti". C’è ancora bisogno di investigatori? "Sì... ma bisogna elevare il suo livello, per questo credo molto alla formazione: non per niente abbiamo creato tre corsi che danno un’infarinatura e insegnano come comportarsi, come si fa un appostamento o come controllare i punti sensibili. Anche se in verità nessuno può davvero insegnarti questo mestiere". Qual è la regola più importante? "Scoprire senza farsi scoprire". Secondo una certa vulgata, investigatore è sinonimo di “spione”. "Preferisco dire che siamo “ricercatori della verità”, chiamati a scoprire quello che la gente vuol nascondere". Vi occupate anche dei cosiddetti dipendenti infedeli. Pure in Brianza. "Tanti ad esempio purtroppo sfruttano la legge 104, che permette di prendere tre giorni di permesso ogni mese per assistere un parente disabile, per farsi in realtà gli affari propri". Soprattutto nel pubblico? "In realtà nel privato c’è un assenteismo maggiore. Tempo fa abbiamo scovato un dipendente che approfittando proprio della 104 andava in Romania a ristrutturarsi casa. E poi ci sono falsi infortuni e malattie...". Dal vostro sito, si deduce che vi occupate anche di ragazzi che sballano... "Ci sono sempre più genitori, anche in Brianza, che ci interpellano per sapere cosa facciano i loro figli, per leggere i loro messaggi - anche se è illecito -, se abusano di sostanze, dalle droghe all’alcol, vera emergenza quest’ultima che riguarda soprattutto le ragazze... E ci sono troppi ragazzi vittime sempre più spesso del gioco compulsivo". Davvero? "È una delle ultime emergenze, ci sono ragazzi che si mettono addirittura a rubare per trovare i soldi da giocare on-line o alle macchinette". L’Ispettore Marlowe, nei suoi libri, chiedeva 50 dollari al giorno più le spese... Voi? "Quaranta euro all’ora, spese comprese. E per ogni caso, ci si muove sempre in due". Quanti clienti avete? "Qualche migliaio in tutta Italia, e c’è chi si rivolge a noi da quarant’anni". Così tanto? "Ci sono persino i recidivi: gente che aveva tradito la moglie e adesso ha fatto lo stesso con l’amante con cui si era costruito un’altra vita. Tentiamo di fidelizzare il cliente, e di spiegare che è sempre meglio prevenire che curare, fare ad esempio bonifiche ambientali e telefoniche... perché ormai la gente spia (illecitamente) sempre più spesso... e le “cimici” si trovano a buon mercato dappertutto". Chi sono i più curiosi? "Le donne, soprattutto: vogliono scoprire, vogliono sapere". Risolvete sempre i vostri casi? "Non siamo invisibili o infallibili, ma la percentuale di casi risolti è vicina al 99,9 per cento". La felicità per l’investigatore? "Scoprire la verità, nel bene e nel male: spesso la gente davanti a noi piange o si lascia andare a isterismi, e io stesso non voglio mostrare prove che possono far male, usiamo cautela e psicologia... soprattutto quando ci sono minori di mezzo, cerco sempre di mediare, perché nella guerra di coppia si ricorre a volte a ogni genere di arma". Ogni anno in Italia scompaiono migliaia di persone, anche in Brianza. Ve ne siete mai occupati? "Certo, anche se spesso si scopre che si tratta di scomparse volontarie. Come tempo fa, quando abbiamo trovato una ragazza in Grecia dove si era rifatta una vita lontana dalla sua famiglia di origine. E sa una cosa?" Cosa? "Abbiamo a che fare anche con gente che ci ha chiamato per chiederci come riuscire a sparire dalla circolazione, anche se ovviamente non ci occupiamo di questa attività...". Ultima curiosità: come andò a finire con l’imprenditore brianzolo di cui si parlava all’inizio? "Con un’escamotage riuscimmo a bloccare la ragazza che gli stava alle costole prima che dilapidasse il suo patrimonio. Solo che l’organizzazione criminale alle sue spalle ne mandò un’altra ancora più disinibita a sostituirla...". E voi? "(sorride) Siamo riusciti a rendere inoffensiva pure lei. Con la collaborazione delle Forze dell’Ordine, si intende...".