I sindaci: "No alla fusione con Milano"

Approvato all'unanimità un documento che chiede alla Camera di Commercio di Monza e Brianza di rimandare ogni decisione

L'assemblea in Provincia

L'assemblea in Provincia

Monza, 22 luglio 2016 - Da mesi stavano lavorando alla Grande Brianza, un progetto di area vasta allargato a Lecco e Como. Lo strappo di piazza Cambiaghi apre una breccia che rischia di portarli dritti nella Grande Milano.

La scelta della Camera di Commercio, che lunedì dovrà esprimersi sulla fusione ormai data per sicura con Milano dopo il via libera di giovedì dell’ente meneghino, prende in contropiede i sindaci del territorio, che chiedono a un pezzo così importante della Brianza, quello delle imprese e del lavoro, di fermare per un attimo la partita.

Visto il precipitare delle decisioni da parte dell’ente camerale, ieri i 55 sindaci di Monza e Brianza si sono riuniti in assemblea straordinaria nella sede della Provincia di Monza e Brianza. Ospite dell’assemblea, il segretario generale Renato Mattioni. Assente invece la rappresentanza politica dell’ente camerale: il presidente Carlo Edoardo Valli era in ferie, ma la sua assenza è stata presa male dai primi cittadini.

Obiettivo dei sindaci, prendere tempo e favorire un ripensamento. Ne è nato un documento, approvato all’unanimità, che chiede "la sospensione di qualsiasi decisione che possa compromettere l’attuale autonomia della Camera di Commercio di Monza e Brianza" e di "avviare insieme un lavoro propositivo di confronto nell’interesse di una riorganizzazione utile per i cittadini e per le imprese del sistema economico di tutte le funzioni ed i servizi presenti sul territorio".

Punto di partenza, il percorso avviato da Regione, Provincia, sindaci e rappresentanti del territorio per disegnare un’area vasta (‘cantone’ secondo il governatore Maroni) i cui i confini istituzionali possano coincidere con gli altri servizi, per non fare impazzire i cittadini da uno sportello all’altro nella selva delle diverse giurisdizioni. A metà giugno l’ultimo incontro in Regione, un’altra tappa verso la realizzazione della Grande Brianza, conseguenza della collaborazione con le Province di Como e Lecco già partita qualche mese prima con la gestione in comune di alcuni servizi e uffici.

Ora la fuga in avanti della Camera di Commercio, nata nel 2007 - due anni prima del debutto della stessa Provincia MB - proprio per anticipare l’autonomia istituzionale del territorio, viene vista in realtà come una retromarcia.

"Il rapporto tra la Camera di Commercio ed il territorio ha una sua storia peculiare, radicatasi e sviluppatasi velocemente grazie a una forte coesione tra tutti i soggetti istituzionali, le rappresentanze sociali e l’associazionismo brianzolo", sottolinea il documento dei sindaci, come a ricordare che l’attuale presidente dell’ente camerale di piazza Cambiaghi, Carlo Valli, è stato anche il capo del comitato pro Brianza Provincia. E aggiungono: "Non c’è alcun motivo per accelerare il percorso di possibili fusioni in quanto l’autonomia della Camera di Commercio. Il percorso di fusione determinerebbe la perdita della capacità decisoria pienamente autonoma di uno dei territori più importanti, locomotiva dell’economia nazionale".

Gigi Ponti parla di un passo indietro rispetto al passato: "Sono stati anni di collaborazione molto importanti - ha detto ieri in assemblea -. L’accelerazione che si è voluta dare rispetto all’organizzazione delle aree vaste mi ha lasciato stupito. L’unità di intenti in questo momento è fondamentale per il territorio, è l’unico strumento che ci possa aiutare a uscire dalla crisi".

"È cambiato il mondo - la risposta di Mattioni, che come tecnico ha cercato di spiegare i motivi della scelta di piazza Cambiaghi all’assemblea -. Finisce una realtà di territorio e inizia una realtà di agenzia. Non è detto che, pur avendo noi 90mila imprese rispetto al tetto delle 75mila previste, restiamo nella short list (alla fine dei tagli ne resteranno solo 60, ndr). E poi non abbiamo trovato ampie vedute comuni. Siamo andati a Lecco e abbiamo visto che le persone avevano percorsi diversi". E poi c’è una questione tecnica, legata al rinnovo delle cariche: "Monza scade a luglio, non c’erano i tempi tecnici per gestire rinnovi e accorpamenti, sarebbe stato necessario un commissario". E gli imprenditori, alla fine guardano al sodo: "L’importante è portare a casa dipendenti, servizi e risorse sul territorio".

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