Martedì 23 Aprile 2024

Uova alla diossina, il titolare del pollaio: "Nessuno ci ha mai avvisato"

Desio, parla il responsabile del pollaio finito al centro delle polemiche di Alessandro Crisafulli

Uova

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Desio, 16 dicembre 2014 - Lui quelle uova alla diossina le ha mangiate a lungo. «Per fortuna non troppe, perché non sono un grande estimatore – prova a sorridere Francesco Basilico – e poi tante le ho regalate a parenti e amici». Erano sue le uova che sono state prelevate dall’Asl nel 2012 e che hanno mostrato un livello di diossine al loro interno superiore 21 volte ai limiti di legge. A produrle le galline di razza cocincina che teneva nel Consorzio Agrario di via Sabotino, dove ha lavorato fino al febbraio 2013.

Una piccola produzione per il semplice autoconsumo, visto che non finivano in vendita in nessun canale distributivo. Eppure, nonostante quelle uova fossero state ormai “marchiate” come pesantemente e pericolosamente contaminate (gli esiti definitivi sono dell’ottobre 2013), nessuno che gli abbia fatto un fischio per avvisarlo. Tanto che adesso cade dalle nuvole e prova un retrogusto assai amaro: «Ah, che bella notizia – dice Basilico, agronomo che ha trasferito l’attività a Limbiate –. Io avevo messo a disposizione le uova delle mie galline ma poi non ho saputo più niente. Adesso apprendo questa cosa da voi. Che dire, sono allibito. Sarà forse perché il Consorzio dove tenevo le galline è ormai chiuso, ma potevano comunque avvisarmi in qualche modo». Eppure il commissario straordinario dell’Asl MB Matteo Stocco nella documentazione inviata al consigliere regionale 5 Stelle Gianmarco Corbetta assicura «la notifica ai proprietari degli allevamenti non conformi dell’esito dei campionamenti, con la prescrizione di divieto di consumo e cessione a terzi delle uova per almeno 120 giorni dalla applicazione delle buone prassi agronomiche al fine di ridurre il rischio di contaminazione».

Notifica mai arrivata, forse per la chiusura del Consorzio. Ma nel frattempo le 12 galline hanno continuato a rimanere vive e vegete e produrre uova. «Stavano libere e felici nei prati del Consorzio – racconta Basilico – alimentate normalmente, vivevano in maniera naturale. Non so perché possano esserci state percentuali di diossina così elevate, forse la vicinanza del forno inceneritore è uno dei fattori, anche se non sono un esperto, di certo eravamo in una zona molto inquinata, con un gran traffico davanti». Fatto sta che nelle uova sono emerse diossine pari a 52,43 pg Teq/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), quasi 21 volte il limite consentito dalla legge (2,5 pg Teq/g). E da dove provengono? Per il 39% sono le tristemente celebri Tcdd, eredità del disastro di Seveso, ma il restante 61%? Un mistero. Un giallo che, secondo il Movimento 5 Stelle, che ha sollevato la polemica, ha un preciso indiziato: il forno inceneritore di via Agnesi, a due chilometri dall’ex Consorzio Agrario.

E poi, che fine hanno fatto le galline cocincine? Sono state donate alla scuola media Rodari, che lo scorso anno ha elaborato un progetto per accudirle, insieme a 3 oche provenienti sempre dal Consorzio, nel giardino dell’istituto. Poi un brutto giorno, anzi una notte... «Qualcuno è entrato nel giardino della scuola e ha fatto sparire le oche – ricorda l’allora preside Gianni Trezzi -, non abbiamo mai più ritrovato nemmeno i corpi. Era poco prima di Natale. Un mistero. Allora abbiamo valutato che anche le galline erano a rischio e abbiamo preferito donarle a un architetto di Desio, che le tiene in una sua cascina a Seregno. Di uova ne facevano ormai poche, per fortuna comunque non le abbiamo mai mangiate». Qualcuno avvisi almeno il nuovo proprietario: forse è il caso.