Il dolore dei compagni di Stacey: "Fiore appassito da un vento crudele"

Vimercate, i mille studenti del liceo Banfi piangono la 14enne travolta sulle strisce

Stacey Oledibe

Stacey Oledibe

Vimercate (Monza Brianza), 19 ottobre 2017 - «Muor giovane colui che al cielo è caro». La massima di Menandro sull’home page del sito internet del Liceo Banfi saluta Stacey. Ieri, un migliaio di ragazzi dell’istituto, frequentato dalla 14enne travolta, sabato, sulle strisce pedonali da una studentessa-pirata, hanno ricordato la compagna che non c’è più. Si sono riuniti all’intervallo, sulla spinta di un dolore sottile, all’ingresso del polo scolastico di via Adda, lo stesso dell’investitrice. Fra i versi di Guccini, “In morte di un amica”, e quelli di Edgar Lee Masters, “Serepta Mason”, hanno raccontato i sentimenti che li tormentano dal giorno dell’incidente. «Il fiore della mia vita sarebbe sbocciato d’ogni lato se un vento crudele non avesse appassito i miei petali». Il poeta americano colpisce nel segno.

Accanto a loro, il preside Giancarlo Sala: «Siamo tutti profondamente scossi. Abbracciamo la famiglia, mamma, papà e i fratelli». Stacey ha lasciato un banco vuoto. Stacey non prenderà mai il diploma. Visto da qui, sembra tutto assurdo. Ma quella manciata di istanti che ha cambiato le vite di tante persone – le due ragazze innanzitutto – avrà effetti per sempre, dopo l’epilogo di martedì, quando i medici del Niguarda hanno dovuto arrendersi all’evidenza. La famiglia Oledibe piange la figlia persa. Per loro, niente sarà più come prima, ma neanche per quella di San Damiano di Brugherio, quella della ragazza alla guida dell’auto, che vorrebbe riavvolgere il nastro fino alle 8.50 del 14 ottobre. Ci si aggrappa a ipotesi, che non potranno, purtroppo, cambiare la realtà. Se si fosse fermata. Se non fosse andata a scuola. Il destino, a volte, è crudele. Vittima e pirata si sono incontrate per una tragica fatalità. Dovevano entrare in classe un’ora dopo entrambe, quel giorno. Se solo non l’avessero fatto. Stacey starebbe studiando latino e l’automobilista si preparerebbe a prendere il diploma. Invece, adesso, sulla sua testa pende l’accusa di omicidio stradale. Un macigno, a prescindere dalla pena che la giustizia le infliggerà.

La polizia locale, quando l’ha rintracciata, un’ora e mezzo dopo la tragedia, non l’ha sottoposta all’alcol e al droga test. «Era lucida e collaborativa», spiegano al comando. Non l’hanno arrestata, perché non hanno ravvisato il pericolo di fuga. Aveva appena confessato a un insegnante quel che aveva fatto. La sua condotta verrà valutata da chi è deputato a farlo, ma tutti in città sono convinti che il peso che si porterà dentro, sarà immane. La storia di Stacey ha commosso Vimercate. Era la stella di una famiglia modello, integrata, che guarda al futuro. Quella figlia, nata qui, così brava a scuola, rendeva tutti orgogliosi. Per farla studiare, non c’era sacrificio che non valesse la pena. In fondo al cuore, adesso, però, c’è solo un vuoto senza confini. I liceali cercheranno di riempirlo con pensieri da regalare a mamma Sonia. Li raccoglieranno in un diario online, aperto apposta dalla scuola.