Limbiate, due aquile e uno scottante mistero: s’indaga sul rogo di Villa Medolago / FOTO

Destinata a diventare resort di lusso, ora è un rudere con le sole statue

Villa Medolago a Limbiate dopo il drammatico incendio (Brianza)

Villa Medolago a Limbiate dopo il drammatico incendio (Brianza)

Limbiate (Monza Brianza), 30 gennaio 2017 - Le due aquile su cui poggiano le ruote da mulino, simbolo della famiglia Molinari che ne finanziò la costruzione, sono rimaste, un po’ annerite, in cima alla facciata della Villa Medolago. Oggi loro custodiscono un mistero perché lo storico edificio limbiatese è andato in gran parte distrutto nel devastante incendio del pomeriggio del 6 gennaio, ma non si sa chi o cosa abbia innescato l’inferno. Le fiamme hanno divorato buona parte del tetto e dei solai in legno dell’ala sud dell’immobile, che fu realizzato tra il 1760 e il 1764. Le fiamme hanno avuto il tempo di distruggere quello che incontravano, perché la villa si trova da molti anni in stato di abbandono, all’interno di una vastissima area verde, in gran parte ricoperta da rovi e sterpaglie lontana, e non facilmente osservabile, pur trovandosi a pochi passi dal centro storico. Anche quando i primi hanno dato l’allarme, accorgendosi dal fumo che saliva dal tetto, raggiungerla non è stato semplice: i mezzi dei Vigili del fuoco non potevano passare dall’ingresso principale, sotto l’arco di via Dante, mentre in via Lamarmora c’era un cancello difficile da aprire, che alla fine è stato abbattuto con una ruspa rimediata di fortuna, in un giorno festivo, da un’impresa edile locale. Prima i pompieri

L'incendio è scaturito verso le 15
L'incendio è scaturito verso le 15
hanno dovuto lavorare da alcuni cortili laterali, scavalcando muri di cinta e srotolando le manichette per molti metri.

Dopo lunghe ore di lavoro, lo scenario che si è presentato è apparso desolante. Nell’ala intaccata dalle fiamme sono rimasti solo i muri perimetrali. Distrutti o fortemente danneggiati gli elementi architettonici di pregio, firmati da Giuseppe Bianchi, uno dei migliori sulla piazza Lombarda del XVIII secolo, così come gli affreschi che ornavano alcune delle sale più prestigiose del complesso. Ancora non si è capito come sia successo. Incendio doloso o accidentale? C’era qualcuno quel pomeriggio dentro la villa o nel terreno circostante? Perchè il fuoco ha attaccato soprattutto il tetto e i piani alti? 

Tante le cose da chiarire, anche per il futuro di questo immobile, che fu acquistato dalla De Angeli Frua Spa, società partecipata da Armando Verdiglione e della moglie Cristina, che nel 2008 presentò un progetto di riqualificazione per trasformare la storica villa in un hotel di lusso, sulla scorta dell’esperienza della Villa Borromeo nella vicina Senago. Un progetto accolto con entusiasmo dall’Amministrazione comunale di allora. Vennero realizzati articoli e disegni che spiegavano come sarebbe diventata la villa e quanti posti di lavoro avrebbe portato. Venne anche posizionato un grande cartellone all’angolo del muro di cinta, per mostrare a tutti il «sogno». Il piano di riqualificazione è stato ritirato dall’Amministrazione comunale nel 2014 dopo che nel frattempo la Villa è stata oggetto di una procedura immobiliare esecutiva ai danni della società, poi dichiarata fallita, lasciando con un pugno di mosche, tra i tanti creditori, anche lo stesso Comune di Limbiate, con circa 540mila euro di imposte non pagate. A dicembre del 2015, per la Villa è arrivata una prima sentenza di confisca, contro la quale però è stato presentato un ricorso che verrà affrontato a partire dal prossimo mese di marzo. Per assegnare le ceneri di Villa Medolago e i tanti metri quadri liberi che la circondano.