Pedemontana alla resa dei conti in Tribunale

Stamattina l'udienza davanti al giudice fallimentare, la Procura chiede il fallimento

Un tratto già realizzato dell'autostrada

Un tratto già realizzato dell'autostrada

Monza, 24 luglio 2017 - I conti di Pedemontana sono arrivati stamattina in Tribunale, dove la Procura ha chiesto il fallimento della società nata per realizzare l’autostrada di 68 chilometri fra il Varesotto e la Bergamasca, ma ferma con i cantieri in Brianza ormai da più di un anno e mezzo, in attesa di finanziatori.

Pedemontana è una società insolvente, hanno detto i pm di Milano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, che hanno ribadito davanti al giudice del Tribunale fallimentare Guido Macripò la loro richiesta di fallimento per la società Apl (Autostrada Pedemontana Lombarda), controllata da Milano-Serravalle e partecipata da un gruppo di banche tra cui Intesa Sanpaolo, Unione di banche italiane e da Bau Holding Beteiligungs. I conti non sono in equilibrio (l’ultimo bilancio si è chiuso con una perdita di 7 milioni di euro), i costi superano i ricavi (rispetto alle previsioni gli automobilisti paganti sulle tratte già aperte, la A e la B1, sono meno della metà) e perciò sarà impossibile far fronte al fabbisogno finanziario necessario per completare l’opera, ferma ad un terzo del progetto con la costruzione delle tangenzialine di Varese e Como e la tratta B1 da Lomazzo a Lentate sul Seveso.

I fondi pubblici già stanziati - hanno ricordato ieri i due pm - ammontano a 1,2 miliardi di euro, di cui 800 già spesi. Per concludere l’autostrada servono almeno altri 3 miliardi, cui si aggiungono le incognite legate ad altri 3 miliardi di riserve richiesti dal colosso delle costruzioni Strabag, alla guida della cordata che ha vinto l’appalto per la seconda parte dei lavori. In più Pedemontana ha aperto 60 contenziosi a vario titolo. E anche l’ultimo tentativo di ricapitalizzazazione è andato a vuoto. Impossibile, dunque, garantire la continuità aziendale del gruppo secondo i pm, che hanno depositato anche una consulenza tecnica di parte firmata da Roberto Pireddu.

Non la pensa così Apl, il cui legale Luigi Arturo Bianchi ha sostenuto davanti al giudice che "l’insolvenza della società non esiste", come dimostra l’assenza di richieste da parte dei creditori.

La richiesta di fallimento, ha aggiunto l’avvocato di Pedemontana (presente in Tribunale anche il nuovo direttore generale Giuseppe Sambo), è perciò "totalmente infondata".

La partita è appena cominciata. Dopo le repliche dei pm, previste il 21 agosto, e le controrepliche della difesa, in calendario il 5 settembre, il procedimento è stato rinviato all’11 settembre.

Intanto fuori dal Tribunale crescono le preoccupazioni. A temere per il loro futuro sono i lavoratori di Serravalle, preoccupati dalle pesanti conseguenze di Pedemontana sui bilanci della società controllante. Ieri davanti al Palazzo di Giustizia si è tenuto un presidio di un gruppo di lavoratori rappresentati dal Cub trasporti, che chiedono la salvaguardia dei 600 posti. Fuori dal Palazzo anche i manifestanti del comitato "No Pedemontana"

Critico Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia: "La ricerca di nuovi finanziatori dura invano da 5 anni. È impossibile pensare che Pedemontana possa avere un ruolo e pagarsi i costi con i ricavi da traffico dopo i fallimenti di TEEM e Brebemi che per stare in piedi, con un terzo del traffico previsto, hanno dovuto essere stampellate da garanzie pubbliche e aiuti di Stato". Per Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del M5S e storico avversario del progetto, "Tra i principali nodi da sciogliere, oltre alle responsabilità del fallimento e alla quantificazione di eventuali danni all’erario, è necessario tutelare i posti di lavoro dei dipendenti. L’autostrada poi, si immette nella Milano-Meda che è in condizioni pessime e va riqualificata per migliorare la viabilità in tutta la zona. Vanno poi completate le compensazioni ambientali dei tratti già realizzati".

Preoccupato Gigi Ponti, ex presidente della Provincia e presidente del consiglio comunale di Cesano Maderno, sulla tratta B2: "Lo slittamento dell’udienza a settembre non fa che aumentare i dubbi e le perplessità sulla reale situazione della società  e lascia ancora una volta senza risposte i Comuni".