Il fuggiasco, il treno e un carabiniere coraggioso

Incredibile episodio accaduto oltre cinquant'anni fa fra la stazione ferroviaria e il canale Villoresi

La stazione ferroviaria di Monza

La stazione ferroviaria di Monza

Monza, 14 gennaio 2018 - A volte l’imponderabile può far capolino nella vita di un uomo. E dar forma ai suoi peggiori incubi, a quelle eventualità a cui non si è mai sufficientemente pronti e nelle quali l’unica possibilità è reagire con nervi d’acciaio e spirito di abnegazione.

Succede qualcosa di simile oltre cinquant’anni fa, quando un carabiniere addetto alla scorta dei detenuti si trova alle prese con uno degli spauracchi peggiori del suo mestiere: perdersi uno dei prigionieri affidati alla sua custodia. Succede a Monza, anno 1964. In una fredda giornata d’inverno di quell’anno infatti a un carabiniere capita di perdersi uno dei “suoi” cinque criminali, capace di eludere la sorveglianza allo scalo ferroviario e, dopo essersi lanciato dal treno che lo stava trasportando, di fuggire favorito dalla nebbia. 

Il prigioniero in questione è poco più che un ragazzo, ha 24 anni, si chiama Michelangelo, ha origini calabresi, ed è finito in galera per un furto. Viaggia su un treno diretto Milano-Lecco: deve raggiungere Monza per un processo. Con lui ci sono anche altri quattro prigionieri. C’è nebbia però in quei giorni e una coltre grigia e ovattata, tanto fitta da tagliarsi con un coltello, avvolge tutto, forme e cose. E Michelangelo, giovane e pieno di energie, decide di provare a sfruttare l’occasione: approfitta di un attimo di distrazione della guardia, balza oltre i militari di scorta e se la dà a gambe. Lo sconcerto sul vagone-cellulare che lo trasporta è totale, almeno all’inizio, ma i carabinieri dimostrano grande sangue freddo. Mentre gli altri militari per tacito accordo si occupano degli altri quattro prigionieri, per evitare che qualcuno di loro possa approfittare della della confusione e seguire l’esempio del “collega”, un carabiniere si lancia all’inseguimento del fuggitivo. Si chiama Salvatore Sardu, è giovane pure lui (anche se le cronache dell’epoca non menzionano la sua età) e non molla un metro. A un certo punto il fuggiasco, vedendosi quel segugio alle calcagna, decide di lanciarsi nel canale Villoresi che scorre a poca distanza

Il carabiniere non si fa scoraggiare. E si getta in acqua anche lui. Le acque del Villoresi sono tanto infide quanto gelide, specie in pieno inverno. E rischiano di trasformarsi in una trappola mortale per entrambi. Michelangelo perde i sensi, ma il carabiniere, che nel frattempo lo ha raggiunto, non lo molla nemmeno lì: e a fatica riesce a tenergli la testa fuori dall’acqua, anche se il freddo ormai irrigidisce le sue membra. Invoca aiuto, ma sente che anche lui sta per svenire. Sono momenti terribili. Fino a quando finalmente i suoi colleghi, alcuni addetti alla stazione e alcuni passanti, che hanno capito cosa sta accadendo, riescono a trarli tutti in salvo.